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Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

Giuseppe Verdi, vita, opera e lambrusco

Il vino fu parte integrante della vita di uno dei più grandi compositori musicali di sempre, nato e cresciuto in osteria!

Il 27 gennaio 1901 moriva a Milano Giuseppe Verdi. Il maestro, uno dei più grandi operisti e compositori di sempre e grande orgoglio italiano, era un amante della vita e dei suoi piaceri, tra i quali il vino.

Ce lo immaginiamo nel suo paltò scuro e con la sua bellissima barba, seduto in una salsamenteria della nebbiosa Busseto, a sorseggiare un lambrusco accompagnato da dell’affettato. Magari da Baratta, storica osteria dal 1873, con la sua musica in leggero sottofondo. Perché Giuseppe Verdi, anche quando divenne famoso e ricco, rimase sempre un “paesano”, come amava definirsi egli stesso, attaccato al paesaggio piatto della bassa: “Io amo troppo il mio deserto e il mio cielo. Questa profonda quiete mi è sempre più chiara. È impossibile trovare località più brutta di questa, ma d’altra parte è impossibile ch’io trovi ove vivere con maggior libertà”.

Il maestro nacque nel 1813 a Roncole, paesino sperduto di campagna in provincia di Parma e non lontano da Piacenza e Cremona. E qui, tra culatello di Zibello, prosciutti e salumi vari, il Parmigiano e i ciccioli, Lambrusco e Gutturnio, è un attimo perdersi tra i sensi delle terre verdiane. Perché qui, nella bassa, la qualità enogastronomica e della vita in generale è senz’altro alta. Sapori genuini che appartengono a una tradizione che ha un ingrediente davvero speciale, la cordialità della gente.

Oggi non intendiamo celebrare l’opera verdiana (non ne avremmo le competenze) e nemmeno avventurarci in un’incursione storica nella fortuna della figura di Verdi nell’immaginario collettivo. Basti, a tal proposito, solo ricordare velocemente la diffusione in pieno Risorgimento delle scritte sui muri “W VERDI”, che, passando per innocui messaggi dei fans del compositore, erano in realtà l’acrostico di “ViVa Vittorio Emanuele Re D’Italia”, con un chiaro messaggio politico, patriottico e anti-austriaco. Verdi era davvero famoso ai suoi tempi, con soluzioni di marketing e gadgettistica avanzate: diffusissimi erano i suoi calendari, figurine, piatti e tazzine.

Forse per sintetizzare possiamo fare nostre le parole di Arrigo Boito, compositore e librettista di Verdi, che ci ha lasciato questo ricordo del figlio illustre della bassa parmense: “Genio della nostra razza, egli rivelò al mondo nella divina libertà dei suoni l’ardore, lo splendore, l’amore, la forza dello spirito italiano, così che il mondo da lui imparò a capire e ad amare l’Italia”.

A noi di Zenomag, invece, va di ricordare Verdi con un breve ritratto a carattere più edonistico, com’è del resto nelle nostre corde: di lui sappiamo che era amante del vino e del buon cibo, incline ai piaceri della vita, attento alla salute e alla soddisfazione dei sensi. Gli piacevano anche le donne, ma questa è un’altra storia.

Il maestro era un vero winelover: già il padre Carlo gestiva una piccola osteria con rivendita di vini e lo stesso faceva la famiglia della madre. Insomma era cresciuto con il vino. E quando arrivarono anche i guadagni, nella tenuta di Sant'Agata, a tre chilometri da Busseto, Verdi impiantò un’ampia vigna.

Dalla natia Roncole, frazione di Busseto, fino alla villa di Sant’Agata, già in provincia di Piacenza: in questo piccolo lembo di campagna emiliana, meta di pellegrinaggi di tanti turisti appassionati, Giuseppe Verdi consumò la sua vita, sempre legato alla sua terra. E ci piace sapere che uno dei più grandi talenti italiani sia nato in un’osteria tra le bottiglie di lambrusco.

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