Presentati gli obiettivi concreti raggiunti ed i traguardi futuri nel campo della sostenibilità.
Il Teatro Comunale di Vicenza ha ospitato l’evento organizzato dalla società cooperativa Vitevis dal titolo "Vini buoni per la terra – il percorso green di Vitevis”. Gli ospiti della tavola rotonda hanno approfondito le diverse declinazioni della sostenibilità sul mercato, sulla gestione di impresa e sulla comunicazione.
Silvano Nicolato, Presidente di Vitevis ha aperto la tavola rotonda sottolineando quanto la sostenibilità per Vitevis parta dalla consapevolezza che le risorse naturali sono limitate e sia sinonimo di percorsi condivisi con i soci (1.350 viticoltori): “Abbiamo raccolto e analizzato molti dati, coinvolgendo qualche migliaio di persone sui nostri progetti. La loro collaborazione è stata fondamentale e preziosa. Il modello viticolo che stiamo perseguendo vuole lasciare una impronta poco invasiva, arricchendo il territorio e garantendo lavoro e prospettive a tante famiglie”.
Le azioni e i risultati che Vitevis ha ottenuto nel campo della sostenibilità sono stati ben delineati da Alberto Marchisio, Direttore di Vitevis, realtà che associa 1350 viticoltori su 2800 ettari di vigneto (50.000 tonnellate di vino) con una produzione di 12 milioni di bottiglie e 65 milioni di euro di fatturato nel 2021. Marchisio ha voluto mettere in luce la rilevanza delle certificazioni raggiunte da Vitevis, in primis il sistema SQNPI che raccoglie 202 aziende per 1400 ettari di vigneti: “Sono la metà dei nostri vigneti e considerando i vigneti biologici andiamo oltre il 50%.” Vitevis ha sviluppato anche il “Progetto Grigio” con l’obiettivo di comprendere come utilizzare al meglio l’irrigazione e la concimazione con il coinvolgimento di 42 aziende su 110 ettari: “L’obiettivo futuro è quello di arrivare ad indicare ai nostri soci qual è il momento giusto per irrigare in modo da ottimizzare e abbassare collettivamente i consumi di acqua”.
Altri importanti risultati sono stati raggiunti nel 2022, la certificazione Equalitas e ISO 14064-2:2018 fanno parte di questa evoluzione concreta: “Con il progetto Noi CompensiAmo, Vitevis in 3 anni su 90 soci e 700 ettari è riuscita a risparmiare 4.719 kg di CO2, abbiamo superato l’obiettivo di 4500 kg su 780 ettari”.
Per quanto riguarda la riduzione dei consumi di energia Vitevis ha investito su nuove linee di imbottigliamento, nuovi gruppi frigo, una nuova palazzina per gli uffici, nuovi impianti di depurazione, un nuovo camion cisterna per ottimizzare i trasporti e ridurre i consumi, nuovi veicoli aziendali elettrici e colonnine di ricarica.
“Tutto questo viene misurato, il frutto degli investimenti dovrebbe portarci ad una importante riduzione dei consumi, con una incidenza del fotovoltaico del 20% sul totale. Oltre alla sostenibilità, ci siamo impegnati anche sulle certificazioni riguardanti la sicurezza sul lavoro che per noi ha un rilievo assoluto” ha concluso Marchisio.
Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, ha messo in luce come l’attuale sistema alimentare nel suo complesso sia il principale artefice della produzione di CO2 (37%) a livello globale.
“Un’impresa che opera nella produzione enologica deve essere in grado di implementare tre elementi principali, il primo riguarda il “governo del limite”, fino ad un certo limite la produzione si sviluppa in armonia con l’ambiente ed il territorio, oltre ad un certo limite le problematiche aumentano in maniera esponenziale” ha rilevato Petrini. “Il secondo elemento è il mantenimento ed il rafforzamento della biodiversità, nelle mie Langhe piemontesi la vite conviveva con i cereali, con superfici boschive. Oggi vedo solo vigneti, questa è una perdita di biodiversità che nel lungo periodo il territorio pagherà e lo pagherà anche la produzione. Questa biodiversità portava protezione anche ai vigneti, non si tratta di scelte etiche ma strategiche sul lungo periodo. Il terzo aspetto è che un produttore enologico deve avere molto rispetto per il territorio e le popolazioni che lo abitano. Nei borghi dove si sviluppa la viticoltura non esistono solo cittadini dediti alla viticoltura, ci sono altre comunità. Se la viticoltura copre tutti gli spazi, se il turismo del vino diventa invasivo avremo una sofferenza da parte di chi non opera nel settore, molti borghi stanno perdendo la propria socialità.”
Più le aziende avranno cura di questi tre aspetti, più l’azienda avrà successo sul lungo periodo.
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