Valli Ossolane DOC Nebbiolo Superiore Prünent 2019, Cantine Garrone

Le Cantine Garrone si trovano nell'estremo lembo settentrionale del Piemonte, ad Oira di Crevoladossola, piccolo borgo sulla sponda del fiume Toce e tradizionalmente noto come il “Giardino dell’Ossola”, per la sua vocazione alla coltivazione delle piante da frutto. 

Anche la vite qui prospera, grazie all’esposizione soleggiata, alla brezze provenienti dalle Alpi e alle forti escursioni termiche.  

L’azienda ha avuto un ruolo cruciale in questo territorio come custode della coltivazione del Prünent, un antico biotipo di Nebbiolo, documentato già nel 1309. Fin dagli anni ’20, infatti, Luigi Garrone, trasferitosi qui dal Monferrato, si è dedicato al recupero di questo vitigno autoctono, dopo che la fillossera e l’industrializzazione avevano indotto i contadini ad abbandonare la vitivinicultura, acquistando minute parcelle e vinificando le uve di altri agricoltori.  

Oggi l'azienda vinifica le uve provenienti dai 3 ettari di proprietà e dagli 11 ettari di vigne condotte da un folto gruppo di piccoli viticoltori aderenti all’Associazione Produttori Agricoli Ossolani, per un totale di circa 40.000 bottiglie. Le vigne si trovano fra i 350 e 500 metri di altezza, qualcuna arriva quasi a 600 metri, su terreni eterogenei, ma con un'elevata presenza di materiale roccioso di granito e gneiss. L’età media delle viti è di oltre oltre cinquant’anni, ma alcune vigne sono centenarie e addirittura a piede franco. Accanto ai nuovi impianti a guyot, molte vigne sono allevate col tradizionale metodo a pergola, localmente detta “toppia”, su terrazzi scavati nella roccia e deliminatati da muretti a secco. 

Il Prünent di Garrone è espressione purissima del territorio. Ha il colore tipico del nebbiolo, rosso granato, di una splendida luminosità. Il profumo è immediatamente intenso su un ventaglio di piccoli frutti rossi, ribes e fragolina. Poi incalzano le erbe alpine, genziana, timo serpillo, liquirizia in radice, pino mugo. Rimangono sempre sullo sfondo un'elegante rosa e legni di sandalo. In bocca colpisce per la tessitura, fatta di una trama tannica rifinita ma ancora scalpitante, di una profondità salina e di un’acidità corroborante, ma perfettamente integrata con le altre componenti. Riequilibra il sorso una pienezza rotonda, che sfocia in una chiusura lunga e succosa, sui rimandi balsamici. 

E’ un vino in cui la struttura si palesa con levità, come le vette che circondano quest’angolo di Piemonte.