Paolo Valente
28 lug 20222 min
La nuova annata di Dom Ruinart 2010 porta con sé due novità.
La prima, di carattere più tecnico/produttivo è il ritorno alla chiusura con tappi di sughero durante la fase di presa di spuma e riposo in bottiglia sui lieviti. In questa fase, normalmente, le bottiglie sono tappate con un tappo a corona che viene poi sostituito dal tappo in sughero che siamo abituati a vedere e stappare prima del consumo.
La tipologia di tappo utilizzato durante la fase di maturazione influisce direttamente sulla quantità di ossigeno che entra nella bottiglia e quindi sullo stato evolutivo del vino alla fine del lungo percorso sui lieviti.
Il tappo a corona, in metallo, mantiene costante nel tempo la quantità di ossigeno che permea e che quindi viene a contatto con il vino; il tappo in sughero, al contrario, ha una permeabilità variabile, più alta nei primi anni.
Questo determina che i vini, al termine del percorso di maturazione, risultano più tesi, ovvero con una percezione di acidità maggiore, e maggiormente complessi sia nei profumi che al gusto.
La seconda novità riguarda l’estetica del prodotto e in particolare il packaging esterno. La tradizionale scatola, il cosiddetto coffret, è stato sostituito da una sorta di “pelle” realizzata in cartone riciclato che, alla vista e al tatto, ricorda un blocco di gesso. Secondo le intenzioni della Maison, il nuovo packaging riporta alla mente le grotte che custodiscono alla giusta temperatura e umidità le bottiglie in affinamento sui lieviti. Ma quello che è più importante è che il nuovo involucro è molto più sostenibile: è 11 volte più leggero del precedente e permette un risparmio del 62% nelle emissioni.
Inoltre, la carta dell’etichetta frontale è stata realizzata in una carta con una texture e che, anche in questo caso, ricorda quella del gesso.
La nostra degustazione di questo splendido champagne.
Alcune immagini della presentazione svoltasi a Milano (photo Credit @Antinori)