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Immagine del redattoreRedazione

Oltre il concetto di sostenibilità

Castello di Meleto si sveste del titolo Viticola Toscana e diventa a tutti gli effetti Società Agricola.

La più grande azienda biologica del Chianti Classico – custode di oltre 800 ettari di bosco, 150 di vigne e 15 tra uliveti, allevamenti bradi di cinta senese e spazi dedicati all’apicoltura – è l’unica del territorio a possedere un castello del Duecento perfettamente conservato e divenuto struttura ricettiva.

Il cambio di ragione sociale è l'occasione per fare il punto sui risultati dell’impegno degli ultimi anni nella salvaguardia dell’ambiente, coronato anche, ma non solo, con la conversione al biologico nel 2018.

Un'agricoltura biologica che va al di là delle etichette e che punta al miglioramento continuo: dal sistema netsens adottato in vigneto per la prevenzione delle malattie, alla zonazione fitoiatrica, che consentirà in futuro di intervenire su singole particelle senza dover necessariamente trattare tutta la superficie; dal ripristino del microbiota dei terreni all’utilizzo di sistemi di monitoraggio ed epidemiologici all'avanguardia che consentono l'assoluto abbandono di erbicidi, insetticidi e pesticidi di sintesi.

Castello di Meleto ha anche eliminato, ormai da due vendemmie, la raccolta meccanizzata in ogni suo vigneto: un impegno significativo e oneroso, che si traduce in un impiego di ben 80 ore di lavoro, solo durante la vendemmia, per ogni ettaro vitato, contro le 9 che sarebbero richieste dalla vendemmia meccanica.


A partire dal 2017, inoltre, l’azienda vitivinicola ha diminuito la quantità di vetro utilizzata nell’imbottigliamento dei vini. L’impatto? Un risparmio di vetro di oltre 53 tonnellate. Gli oltre 800 ettari di bosco di proprietà, con la loro fotosintesi consentono l’assorbimento di più di 9000 tonnellate di CO2.


«Lavorare con attenzione alla salvaguardia dell’ambiente che ci circonda è un modus operandi imprescindibile per Castello di Meleto – dichiara Michele Contartese, Direttore Generale dell’azienda – non esistono scuse né bandiere e ogni piccola decisione può fare la differenza. Questa terra è il bene più prezioso che abbiamo ed è nostro dovere impegnarci per migliorare il modo in cui ci viviamo e produciamo, lavorando nella ricerca e facendo tutto il possibile per essere inquilini rispettosi di questo ecosistema».


A supporto della biodiversità, anche il Parco delle Api, un’oasi di due ettari in cui trenta specie tra alberi da fiore, arbusti e erbacee sono dimora per oltre 3 milioni di api ogni anno.


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