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I produttori di olio Garda DOP lanciano un grido d'aiuto: «Così scompare l'olivicoltura gardesana»

Dopo due campagne di raccolta pari a zero, i produttori gardesani sono quasi totalmente esclusi dagli aiuti alla filiera.

È stata una doccia fredda, per i 470 soci del Consorzio di Tutela dell'olio extra vergine di oliva Garda DOP, la lettura del Decreto Ministeriale del 23 novembre 2021 inerente criteri e modalità di utilizzazione del Fondo per lo sviluppo e il sostegno della filiera olivicola-olearia. Un sostegno economico, a lungo invocato dal comparto, che assegna alla filiera olivicola olearia 30 milioni di euro per investimenti e ammodernamenti degli impianti.

Ma il tanto atteso Decreto esclude – di fatto – la maggior parte dei produttori di olio Garda DOP dai contributi. Potranno beneficiarne solamente “i produttori olivicoli associati ad organizzazioni di produttori riconosciute” e con una “superficie minima interessata pari a 2 ettari”.

La decisione di elargire il contributo esclusivamente alle aziende legate ad Organizzazioni di Produttori riconosciute, di fatto esclude le aziende associate solo al Consorzio di Tutela. «Una scelta – sottolinea la presidente del Consorzio, Laura Turri - che a noi produttori appare in contrasto gli obiettivi del D.M. e con il ruolo stesso del Consorzio di Tutela che, come riconosciuto dallo stesso Ministero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, è quello di tutelare e promuovere il prodotto Garda DOP ma anche assistere i soci nel perseguire la qualità dell'olio e la sostenibilità della filiera di cui facciamo parte».

Altro tema fondamentale è l’ammissibilità al contributo solo per le aziende la cui superficie a oliveto sia pari o superiore a 2 ettari, che vuol dire non concedere aiuti ad oltre l’80% degli olivicoltori del Garda DOP.

«In questo l'olivicoltura del Garda è molto più simile ad altri settori – prosegue la presidente Turri - ad esempio al comparto del vino, dove spesso le produzioni più blasonate provengono da piccole particelle di territorio. Ma, se nel settore enologico i sostegni vengono erogati anche a chi possiede piccolissimi appezzamenti di vigneto, salvaguardando così produzioni storiche e di nicchia, non altrettanto avviene per la filiera olivicola-olearia; anzi, come sottolineato nel Decreto, il Ministero preferisce dare priorità agli investimenti nelle aree di maggiore superficie e caratterizzate da una grande densità. Purtroppo, questo significa non tenere conto della particolarità del nostro territorio, la cui morfologia non consente l'ampliamento degli uliveti».

Ma è proprio la conformazione territoriale, tra le montagne e il lago, a garantire l'altissima qualità del prodotto e a disegnare i confini degli oliveti, con la conseguente parcellizzazione delle produzioni: la superficie totale iscritta alla denominazione è di 793 ettari, distribuita tra 549 olivicoltori.

«Viviamo una situazione di totale incertezza – prosegue Turri - che i soci del nostro consorzio non potranno sostenere a lungo senza aiuti economici, causando il definitivo abbandono degli oliveti».

Abbandono che, oltre ad implicare la perdita di un prodotto a Denominazione di Origine Protetta tra i più preziosi del Paese, si tradurrebbe anche in un gravissimo danno al patrimonio paesaggistico del Garda, di cui l'olivo è una delle piante più rappresentative e identitarie. Proprio la suddivisione della superficie produttiva in tanti piccoli oliveti, curati “maniacalmente” come giardini e non come aree agricole, ha reso le sponde del Garda ciò che oggi il mondo conosce: la “Riviera degli ulivi” dove, sulle “terrazze” affacciate sul Lago, nasce da secoli un prodotto di altissima qualità, celebrato già a partire dal Medioevo.

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