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  • Immagine del redattorePaola Marcone

Estate italiana in rosa autoctono

Il 24 giugno si festeggia l'International Rosé Day. Noi abbiamo preso spunto dalle denominazioni promosse dall’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano per suggerirvi qualche meta estiva dove il vino rosa di qualità è di casa.

Fondato nel 2019 dall’associazione di sei Consorzi di Tutela (Chiaretto e Bardolino, Valtènesi Riviera del Garda Classico, Vini d’Abruzzo, Puglia Sveva, Salice Salentino, Cirò e Melissa), l’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano ha come scopo la promozione di vini rosa, prodotti da vitigni autoctoni italiani, come Groppello, Corvina veronese, Montepulciano, Bombino nero, Negroamaro e Gaglioppo.

Queste sei uve, infatti, sono alla base di vini che, nei rispettivi territori, rappresentano non già ripieghi di produzione ma scelta di elezione per una tradizione secolare che ha radice nella preziosa ricchezza ampelografica del nostro Paese.

E se il vino rosa, con i suoi 21 milioni di ettolitri, è ancora indubbiamente meno consumato nel mondo rispetto ai vini rossi e bianchi (consumati rispettivamente per 110 e 87 milioni di ettolitri nel 2020) non meno certa è la sua costante ascesa sui mercati mondiali, sia per la maggior richiesta di vini di più immediata bevibilità sia per il significativo miglioramento qualitativo di questi prodotti.

Ecco allora che l’arrivo dell’estate è l’occasione giusta per andare alla scoperta dei vini rosa, magari scegliendo come meta delle vacanze qualche bella zona delle denominazioni di origine storicamente più vocate alla produzione di vini rosa italiani.


Lago di Garda

Che siate appassionati di vela, windsurf o semplicemente amanti del clima mite e piacevole del Lago di Garda, soggiornare in uno dei suggestivi borghi tanto della sponda bresciana che di quella veronese non vi farà mancare l’occasione di bere un buon calice di Chiaretto, il vino tipicamente prodotto in zona dal delicato color rosa tenue come di petalo di rosa.

Nella parte lombarda della Riviera del Garda classico e della Valtènesi, però, il vitigno autoctono dominante è il Groppello, eventualmente accompagnato da saldi di Sangiovese, Barbera e Marzemino, mentre nella zona veronese di Bardolino è la Corvina veronese, appunto, a fare da base prevalente per i vini rosa, a cui si aggiungono magari piccole quote di Rondinella e Molinara.

In entrambi i casi i vini saranno di un colore assai delicato sia per lo scarso contenuto di antociani delle uve che per il metodo di vinificazione tradizionalmente utilizzato, ossia una pressatura soffice e una breve macerazione delle bucce che non supera praticamente mai le 12 ore.

I vini rosa del Garda non a caso sono chiamati vini di una notte per la brevità della vinificazione, che riesce a preservare la freschezza e la fragranza dei profumi tipici dei vitigni utilizzati: dalle note agrumate della Corvina veronese a quelle più nettamente di frutto di bosco del Groppello che aggiunge anche una caratteristica nota speziata.

Freschezza e sapidità, poi, non difettano certo, vista la geologia del territorio. Le colline moreniche della Valtènesi e le aree detritico-alluvionali di era glaciale della zona veronese garantiscono infatti una presenza di sali minerali che i vini restituiscono regalando un gusto piacevole, sapido e rinfrescante. Via libera, quindi, ad abbinamenti per aperitivi rilassanti lungolago con un Chiaretto, anche spumante, abbinato a focaccine e salumi o per spensierate cene estive con un Valtènesi ad accompagnare dei pomodori con il riso o un esotico sushi.


Abruzzo

Mari o monti? In Abruzzo la varietà di panorami è all’ordine del giorno. Dalle vette del Gran Sasso e della Majella alle spiagge sabbiose del Mar Adriatico c’è solo da scegliere.

In ogni caso il Cerasuolo d’Abruzzo, con il suo colore rosa intenso di ciliegia, non potrà mancare sulle vostre tavole estive.

Da uve Montepulciano minimo per l’85%, infatti, il vino rosa è un’istituzione per l’intera Regione, tanto da averne fatto nel 2010 la prima denominazione di origine esclusivamente dedicata a questa tipologia di vini.

Il che non è stata affatto una scelta speculativa o di opportunismo dettato dal mercato, quanto piuttosto la naturale evoluzione di tutta la storia del Cerasuolo, solidamente radicata nella tradizione agricola del territorio.

Accanto a produzioni potenti e strutturate come il rosso, infatti, non sono mai mancate versioni in cui il Montepulciano fosse vinificato in rosato, per poter godere di vini di buon corpo ma dalla bevibilità più immediata e profumi mantenuti integri come di frutta rossa croccante.

Naturalmente gli stili produttivi sono diversi a seconda del posizionamento delle coltivazioni che possono andare dall’alta collina dell’entroterra fino alle zone collinari che dolcemente degradano verso la costa, e anche la vinificazione contribuisce a una certa varietà, a seconda che si faccia una macerazione sulle bucce o si proceda al salasso.

In ogni caso queste molteplici possibilità degustative si rivelano davvero vincenti negli abbinamenti, anche grazie alla versatile freschezza e alla struttura del Montepulciano.

Da provare quindi in tante occasioni: per accompagnare la pizza margherita in una serata tra amici sino a godersi un calice con un gustoso brodetto di pesce in una cena romantica in riva al mare.


Puglia

Con i suoi 400 Km di lunghezza la Puglia è il palcoscenico ideale per le vacanze estive. Per la meraviglia della costa, certo, ma non meno per i paesaggi vitivinicoli che addentrandosi all’interno della Regione disvelano un patrimonio artistico e rurale magnificamente integrato nello scenario naturalistico.

Prendendo a riferimento la zona della DOC Castel del Monte e quella della DOCG Castel del Monte Bombino nero, infatti, è il panorama della Murgia centrale, con i suoi affioramenti calcarei, i muretti a secco, i tratturi, gli jazzi e le masserie a rapire lo sguardo, tanto quanto la perfezione stilistica della romanica Cattedrale di San Nicola Pellegrino a Trani, che lambisce il mare, o le geometrie misteriose di Castel del Monte, da cui prendono nome le denominazioni e che fu edificato agli inizi del Duecento da Federico II.

Oggi è patrimonio mondiale dell’Umanità ormai dal 1996.

In queste zone il vino rosato è inscindibilmente legato al Bombino nero, un vitigno assai diffuso, dall’alta resa, tradizionalmente coltivato ad alberello e con acini irregolarmente pigmentati. Quest’ultima caratteristica lo rende particolarmente adatto a vinificazioni in bianco, per vini dal colore rosa intenso, dalla decisa freschezza e dagli intensi sentori floreali e di piccoli frutti rossi.

Nella DOCG il Bombino nero costituisce la struttura portante con una percentuale minima del 90%, mentre nella DOC, che prevede anche la tipologia frizzante e spumante, il vino rosa può essere ottenuto da Bombino nero fino al 100% ma anche da Nero di Troia o Aglianico nelle medesime percentuali.

Scegliendo un Castel del Monte Bombino nero DOCG siamo, quindi, sicuri della presenza quasi assoluta del vitigno nel nostro calice, mentre nel caso di un Castel del Monte DOC dovremo ricevere più informazioni sui vitigni utilizzati.

Le versioni più semplici di Castel Monte a base di Bombino nero, comunque, ce le immaginiamo abbinate a un bel pezzo di focaccia pugliese o a un panzerotto fritto come aperitivo al tramonto sotto gli ulivi di una masseria, mentre quelle più complesse e strutturate le accompagneremmo volentieri a una tiella di riso, patate e cozze.

Per chi invece non può rinunciare al mare e ha come destinazione il Salento, con le sue coste protese in acque cristalline, i gioielli architettonici del barocco e le case imbiancate di calce che guardano il mare non potrà certo rimanere deluso dai vini rosa di un color corallo luminosissimo che il Negroamaro regala al territorio.

La DOC Salice Salentino, infatti, prevede che si possa fare un vino rosa, anche nella tipologia spumante, a partire da uve Negroamaro per almeno il 75% oppure per almeno il 90% qualora si specifichi il vitigno utilizzato.

I vini che si possono degustare, dopo macerazione pellicolare o il tipico salasso, hanno allora decisi profumi floreali e fruttati con una bella freschezza e un retrogusto asciutto sia per il tannino, comunque presente, che per la sapidità marcata.

Abbinato alle bombette pugliesi nella notte della Taranta dove si balla la pizzica è la nostra suggestione per le vacanze salentine.


Calabria

L’ultima tappa del nostro viaggio tra le denominazioni promosse dall’Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano si ferma nella zona di Cirò, dove la viticoltura ha una storia millenaria che parla di una terra già riconosciuta come magnifica dai coloni greci, tanto da essere chiamata Enòtria, e del Krimisia, il vino servito ai vincitori delle Olimpiadi.

Questo lembo di Calabria a nord di Crotone stretto tra il mar Jonio e la Sila piccola offre la possibilità di godere delle spiagge sabbiose confinanti con le pinete lungo la Costa dei Saraceni sino a Punta Alice e oltre, ma anche di cimentarsi in rigeneranti passeggiate al fresco del Parco Nazionale della Sila.

Nell’areale tra mare e montagna i vitigni coltivati per eccellenza sono il Greco bianco e il Gaglioppo che utilizzato per un minimo dell’80% è vinificato tradizionalmente sia in versione rossa, potente e strutturata, sia in rosato, dando vita a vini dalla più immediata bevibilità, ma non certo privi di personalità.

L’incidenza della trama tannica, infatti, rimane sempre presente e in giusto equilibrio con la gradazione alcolica.

Profumi di melone, mandarino, arancia rossa in gelatina, freschissimo succo di melograno e anguria accompagnati da sentori di macchia mediterranea invitano ad una bevuta sapida e gustosa, che ci piace immaginare accompagni piatti tipici locali come la pitta con le sarde o il classico peperoni e patate.

Al mare o in montagna? A voi la scelta!








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