La modernità del pensiero vitivinicolo di Aureliano Acanti nel Roccolo Ditirambo
- Paolo Valente
- 24 set
- Tempo di lettura: 2 min
Un libro del 1754 esprime concetti di grande attualità.

Edito da Centro di Cultura e Civiltà Contadina – Biblioteca Internazionale “La Vigna” con il contributo di Fondazione monte di Pietà di Vicenza, questo volume scritto, da Antonio Calò e Angelo Costacurta, analizza come possa essere ancora di grande attualità un testo scritto nel 1754.
Il “Roccolo Ditirambo” fu scritto da Aureliano Acanti in età giovanile ma pubblicato solo in età matura, nel 1754 appunto. Alcuni degli argomenti toccati sono ancora attuali dopo oltre 270 anni.
Il legame tra qualità dei vini e bellezza del paesaggio è espresso chiaramente nel volume del 1754, un concetto che oggi è diventato uno dei termini ricorrenti nelle descrizioni dei prodotti della viticoltura. Altro concetto quanto mai attuale è quello della nobilità dei vini: l’Acanti lo sottolinea con espressione del tipo “vin da re” o “oro potabile” e descrive come sia necessario utilizzare recipienti che sappiano valorizzarlo “...con bottiglie e caraffine, con nappi e giare, anfore e ciotole”.
La narrazione dei personaggi che producono vino e delle loro cantine associa, così come facciamo oggi, la qualità di un vino alle capacità di uno specifico produttore.
Antesignano delle nostre Denominazioni di origine è il concetto di luogo di produzione che Acanti dettaglia attribuendo, ad ogni territorio, un vitigno che meglio di altri si esprime e lo caratterizza.
Altro e forse il concetto più interessante che Acanti descrive è la bevibilità dei vini eleganti e leggeri e che si contrappone alla difficoltà di beva di quelli pesanti e di maggior corpo e colore. Un concetto oggi attualissimo e che, dopo gli anni in cui i vini dovevano essere di struttura e corpo, sta conquistando sempre maggiori fette di consumatori che si stanno sempre più avvicinando a vini più freschi e di facile beva, non per questo banali.
Il volume edito da “la Vigna” contiene la riproduzione del testo originale del 1754.
Commenti