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  • Immagine del redattorePaola Marcone

Livorno, l’altra Toscana

I vini delle vacanze. Nella città più sorniona e disincantata della Toscana siamo andati alla ricerca di assaggi che raccontassero altro dalla blasonata tradizione rossista della regione

Livorno è una città stretta e lunga e il suo mare roccioso e aperto. I livornesi, che il loro mare lo vivono simbioticamente, sono rocciosi e aperti allo stesso modo.

Gente di scoglio si definiscono, con quel vociare scanzonato quasi teatrale, costantemente intercalato dall’esclamazione “deh”.

A Livorno si respira “un senso di nobiltà un po' stanca, di libertà popolaresca” come ebbe a scrivere Curzio Malaparte in “Maledetti toscani” descrivendo le case dello storico quartiere La Venezia, arroccato alle spalle della cinquecentesca Fortezza Vecchia medicea e tutto costruito sui fossi, come chiamano i canali.

E se “i toscani hanno il cielo negli occhi e l’inferno in bocca” come sempre Malaparte ha scritto, i livornesi di più: hanno cieli cangiati dai venti, di mare o di terra ma che sempre sferzano o accarezzano le tamerici del lungomare, e l’inferno di un parlare a dir poco verace ma ricco di ironia acutissima, come “Il Vernacoliere” racconta.

Siamo andati, così, in questa città tanto lontana dall’immagine della campagna toscana punteggiata dai cipressi e dai casolari in pietra, ma anche molto diversa da altre località della costa dagli arenili sabbiosi e ordinati, per viverne l’energia e lasciarci tentare dalla cucina di mare in abbinamento con vini bianchi e rosati, ossia altro dai tradizionali rossi.

Siamo partiti con l’immancabile cacciucco (attenzione a pronunciare tutte le C, pena l’infamia) avendo anche avuto la fortuna di vederlo cucinare in casa apposta per noi. A dire il vero la zuppa, preparata con diverse tipologie di pescato “povero”, è tradizionalmente abbinata a rossi di media struttura, come potrebbe essere un Chianti di annata recente, ma noi, fedeli al proposito di provare altro, abbiamo sperimentato l'abbinamento con un rosato 100% Merlot, il Toscana IGT B-Side di Tenuta Lenzini, lavorato in biodinamica sulle colline lucchesi di Gragnano e che si è rivelato piacevole ed equilibrato, gratificando il palato con un sorso rinfrescante e saporito.

Anche la classica frittura di pesce è un pilastro della cucina marinara locale e da Ristopescheria Ferrandino, a ridosso del viale di Antignano all’altezza del bell’edificio dell’hotel Universal (che a fine Ottocento era di proprietà della famiglia Campari), il pescato arriva direttamente dal banco di vendita, poi cucinato e servito.

Abbiamo accompagnato il piatto con un bianco tipicamente toscano: il Bolgheri DOC Pilade, un Vermentino 100% della piccola azienda La Cerretella di Castagneto Carducci. Dai profumi semplici e floreali ma dal gusto appagante e fresco la scelta si è rivelata il degno compagno di una spensierata cena vacanziera, con buon cibo e buona compagnia, conclusa con una passeggiata sino alla Terrazza Mascagni, luogo del cuore dei livornesi, dalle suggestioni architettoniche metafisiche e, neanche a dirlo, protesa sul mare.

Perché, si è capito, dire mare e dire Livorno è praticamente la stessa cosa.

Non è potuta mancare, allora, anche una serata in cui il mare fosse protagonista non solo della tavola ma anche del nostro sguardo e l’orizzonte che si può ammirare da Cusin del Mar è impagabile. Con una terrazza che pare sospesa tra cielo e mare e una sala ampia e luminosa, siamo a poca distanza dalla Torre di Calafuria e dal tortuoso tratto di costa tra Antignano e Quercianella, reso celebre dall’iconico finale de “Il Soprasso”.

La cucina del Cusin del Mar è originale e precisa, la materia prima di qualità e il servizio semplice e attento. Abbiamo assaggiato delle cozze di Follonica, allevate nell’omonimo golfo di fronte alla costa di Piombino secondo un progetto di ripopolamento ittico finanziato anche dalla Regione Toscana, cucinate con una leggera salsa di pomodoro che ben accompagnava la sapidità del muscolo, come chiamano qui i mitili, e ci siamo fatti incuriosire da una spadellata di gamberi al mojito con frutta fresca e guacamole.

Proprio a quest’ultimo piatto abbiamo abbinato un vino di La Fralluca, azienda di Suvereto che a pochi chilometri dalla costa che guarda l’isola d’Elba coltiva Sangiovese e Vermentino come uve più tradizionali, e poi Cabernet Franc, Syrah e Viognier oltre all’Alicante Bouschet, che in alcune zone della Maremma è presente da sempre.

La nostra scelta è stata il Costa Toscana IGT Bauci, un Viognier 100% proveniente da piante di selezione massale, direttamente effettuata a Condrieu, parzialmente fermentato e affinato in tonneau di rovere francese di secondo passaggio.

Ci è piaciuto, infatti, affiancare alla tendenza dolce e delicata dei gamberi e dell’avocado la buona freschezza del vino mantenendo però una certa morbidezza, mentre il deciso corredo aromatico del Viognier, tanto al gusto che all’olfatto, ha ulteriormente esaltato i sapori freschi ed esotici del piatto.

Non volendo, poi, farci mancare proprio nulla al cospetto del chiaro di luna che illuminava il mare ci siamo regalati anche un bell’assaggio di Vermouth rosato da Sangiovese e di Vermouth rosso (unica eccezione al nostro proposito iniziale) da Canaiolo e Malvasia nera di Podere Casaccia, che sui colli di Scandicci porta fieramente avanti la sua agricoltura biodinamica.

E' stata la giusta chiusura di una intensa vacanza all’insegna della nostra curiosità che Livorno con la sua vena rilassata e goliardica ha ampiamente soddisfatto ma non certo esaurito. Alla prossima!

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