Nella nostra intervista parliamo di vendite ma anche di enoturismo.
Abbiamo recentemente incontrato Luca Cuzziol, titolare dell’omonima distribuzione Cuzziol Grandi VIni e presidente di Società Excellence, associazione che riunisce i più importanti distributori di vino italiani.
Luca, dal punto di vista delle vendite, com’è stato il 2023? Il 2023 ha avuto una situazione simile a quella del 2022: i primi 6 mesi, quasi inaspettatamente, hanno continuato sul trend del 2021 e 2022. L’estate ha segnato un rallentamento anche dovuto alla situazione climatica, piogge a maggio e giugno e la grande alluvione del ravennate e della costa romagnola; i mesi di ottobre e novembre hanno visto una ripresa.
È stato un anno di assestamento, in media le società di distribuzione hanno performato tra il +4 e il +5 %. Quello che per noi Cuzziol Grandi Vini era importante era mantenere il dato dell’utile stabile in percentuale.
Cosa ti aspetti per il 2024? È un anno che si preannuncia complicato. Gli Stati Uniti hanno problemi politici e andranno a votare. E la cosa riguarda anche noi: la metà dei produttori toscani vive di esportazioni verso gli USA e se non venderanno in quel paese riverseranno il prodotto in Europa e Italia. Le guerre in corso poi rendono difficili alcune altre aziende.
Cosa si può fare per superare questi problemi? Nella difficoltà ci si deve impegnare di più. Noi abbiamo assunto tre figure in più, abbiamo raddoppiato il budget di marketing e gli eventi di degustazione confidando di essere abbastanza preparati e forti per il mercato.
L’annata 2023 ha perso una quota importante di produzione a causa delle malattie della vite. Voi come pensate di gestire il conseguente calo di prodotto? Da un lato il distributore ha un grosso vantaggio rispetto al produttore singolo; noi abbiamo 41 aziende italiane e 90 estere e possiamo far fronte compensando un territorio con un altro e riusciamo a proporre ai clienti altre aziende affinché le carte dei vini possano essere gestite correttamente.
Secondo punto è che occorre prendere consapevolezza che il vino viene dalla natura e quindi è soggetto a queste variazioni, non è un prodotto che si può costruire a tavolino.
Il ruolo del distributore è sempre più complicato, se da una parte deve lavorare per gestire il problema logistico, dall’altra parte il distributore ha sempre di più un rapporto di partnership con il produttore per tutti gli aspetti di marketing e di comunicazione. Il distributore lavora per il brand che distribuisce.
Quanto l’enoturismo può essere un traino per il mercato? L’enoturismo è strategico. Io insisto affinché le aziende vendano in vini in cantina e facciano degustazioni, magari anche a pagamento per poi scontarle sull’acquisto del vino. È la domanda che genera il mercato e se si può sostenere la domanda anche con il supporto dell’enoturismo tutti ne saranno avvantaggiati.
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