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Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

Zeno Raboso e i Supertuscan

Trentanovesimo capitolo del nostro romanzo a puntate dedicato alla vita e alla formazione enologica di un lavoratore e bevitore

(capitolo precedente)

Con le sue trasferte di lavoro Zeno Raboso aveva girato gran parte della penisola. La sua specializzazione sui motori di grossi impianti lo rendeva una rara e preziosa risorsa. Quando capitavano determinati problemi, in Italia solo lui e pochi altri esperti erano in grado di risolverli. Nonostante il suo ruolo e le sue abilità, Zeno comunque non aveva mai chiesto aumenti di stipendio o premi particolari. Non aveva mai pensato di approfittarsene. La sua paga, più che dignitosa per lui, era sicuramente sufficiente per il suo stile di vita. Zeno lavorava sempre con passione e senso del dovere, se c'era un problema era solo contento di mettersi alla prova, di provare a risolverlo e di scoprire dinamiche e meccanismi nuovi. Ovviamente il denaro non gli faceva schifo, ma in fin dei conti le sue maggiori soddisfazioni arrivavano sempre e banalmente dai complimenti dei clienti e dalle chiacchiere fatte intorno a una buona bottiglia di vino. E a chi gli rimproverava di essere un minimalista, Zeno rispondeva che era in realtà un esistenzialista.

Con Zeno si poteva discutere intorno a qualunque argomento, perché probabilmente il suo più grande pregio era quello di saper ascoltare. Ascoltando si impara era il suo motto. E anche in materia di vini, ascoltando, oltre che bevendo, negli ultimi tempi aveva appreso un sacco di informazioni e nozioni che lo avevano reso un bevitore consapevole, elevandolo dal livello base di bevitore semplice, in cui si trovava la maggior parte delle persone che frequentava.

Da quella famosa degustazione a Montalcino, dove tutto ebbe inizio, aveva scoperto e provato tantissimi vini, fino a prima del tutto ignoti. Aveva conosciuto le tecniche di vinificazione, metodi di produzione e modi di bere il vino. E grazie ai suoi numerosi viaggi di lavoro aveva avuto l'opportunità di conoscere vini locali e inaspettati e di vivere direttamente sul posto originali esperienze legate al mondo enoico. E per lui questa era una grande fortuna. Poi che ne capisse davvero di vino, su questo egli stesso era scettico, considerando, per esempio, che tutte le volte che al ristorante gli avevano fatto assaggiare una bottiglia, aveva sempre detto che andava bene, ma chissà se era vero.

Certamente il suo primo e innato approccio al vino per sete non era mai scomparso. Non a caso Zeno preferiva i bianchi, bollicine soprattutto, perché appagavano il suo costante bisogno di dissetarsi e rinfrescarsi. Però quei rossi intensi e profumati che aveva bevuto in Val d'Orcia non riusciva proprio a scordarseli e il destino volle che la Toscana ritornasse nei suoi piani quando il suo capo Anacleto gli comunicò che doveva partire per un intervento urgente al Consorzio Agrario di Donoratico, appena sotto Livorno. Dopo avergli consegnato dei documenti e ragguagliato sul problema da risolvere, Anacleto prese il portafogli, estrasse una banconota verde da cento euro e, porgendola a Zeno, gli disse: "Vedi di prendermi una bottiglia di Supertuscan, e fatteli bastare!".

Mentre percorreva l'autostrada Padova-Bologna, Zeno ripensava a quella parola, Supertuscan, che non aveva mai sentito prima, ma che prometteva sicuramente qualcosa di buono. Nel salutarlo, Anacleto gli aveva spiegato che si trattava di vini pregiati che si producono nell'area intorno a Bolgheri, proprio vicino a dove doveva recarsi Zeno per lavoro.

Zeno si promise di assaggiarli questi vini famosi, la curiosità ormai lo aveva rapito.

Nel frattempo, mentre guidava, alla radio i notiziari passavano brutte notizie relative a paesi in guerra, con serie minacce di impiego di armi nucleari e atre mostruosità legate ad anacronistici piani di egemonia di superpotenze.

Se al posto delle superpotenze i leader mondiali pensassero di più ai Supertuscan, vivremmo in un mondo migliore, pensò Zeno, varcando l'Appennino Toscano. Fortunatamente la bellezza del paesaggio fece abbandonare a Zeno questi pensieri metafisici, per concedersi alla dolcezza delle colline più famose del mondo.

Zeno era in dirittura d'arrivo, fra strade immerse in curatissime distese di vigneti e oliveti. Ad un certo punto, quasi per caso, si ritrovò a imboccare un viale con dei cipressi altissimi e fittissimi, perfettamente allineati lungo i due lati della strada. Aveva anche un impellente bisogno di fare la pipì e, non resistendo più, si fermò e individuò un albero dietro il quale nascondersi e soddisfare il suo bisogno. Ah, se la buonanima di Giosuè Carducci lo avesse visto disonorare in questo modo gli oltre 2500 cipressi secolari a lui tanto cari, protagonisti della sua celebre poesia Davanti San Guido e diventati, anche grazie a lui, Patrimonio dell'Umanità in una delle strade più belle del mondo!

Zeno notò dalla parte opposta del viale un'antica costruzione, che aveva l'aria di una residenza nobile. C'era anche un cartello, con scritto "DEGUSTAZIONE VINI". Pensò che avrebbe potuto fare un aperitivo e magari chiedere di questi famosi Supertuscan. Era anche in anticipo rispetto all'appuntamento fissato col cliente e quindi una sosta se la poteva concedere.

Come entrò nel wine-bar, venne accolto da un signore molto distinto, sorridente e ben vestito. Gli interni dell'edificio erano incantevoli, con affreschi e arazzi incredibili. Il signore spiegò a Zeno che in degustazione c'erano dei Supertuscan e che al calice i costi partivano da dieci euro fino ad arrivare a 50 euro.

"Al bicchiere o alla bottiglia?" domandò preoccupato Zeno.

"Al bicchiere ovviamente" rispose cortesemente il signore.

Zeno trattenne a stento un'imprecazione, ma si ricompose subito ricordandosi dei cento euro che gli aveva dato Anacleto. Li avrebbe usati per la degustazione, sperando di avanzare qualcosa per acquistare anche la bottiglia richiesta dal suo capo.

Quel signore, che poi si rivelò essere uno dei pionieri della rivoluzione dei Supertuscan, sbocciata negli anni '80, fece assaggiare a Zeno dei vini pazzeschi, spiegandogli con passione l'originalità di quei tagli bordolesi, un fenomeno che in quel territorio aveva dato origine ai cosiddetti Supertuscan e al loro incredibile successo internazionale. Un nome inglese, da pronunciarsi correttamente come "Siupertascan", dove SUPER non vuole indicare nessun superpotere, ma qualcosa che va al di là delle regole, oltre le righe. Ed è proprio quello che è successo in queste terre, con uve che non appartengono alla tradizione toscana come Merlot, Cabernet, Syrah...

Vedendo Zeno così attratto dai suoi discorsi e trovandolo oltretutto simpatico, il signore distinto, che era il proprietario, volle mostrargli anche la cantina. Era una struttura dal design ricercatissimo, a Zeno sembrava di essere a Hollywood.

Zeno però doveva andare, ma allo stesso tempo lo spettacolo non poteva finire così, per cui si accordarono che sarebbe ritornato per finire la degustazione dopo l'intervento al Consorzio Agrario.

E così poi avvenne, con Zeno che spese tutti i 100 euro senza riuscire ad acquistare la bottiglia per Anacleto. Ma Zeno era talmente appagato dall'esperienza in cantina che non riuscì nemmeno a sentirsi in colpa, oltre le righe come i Supertuscan.

(continua)





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