Cinquantunesimo capitolo del nostro romanzo a puntate dedicato alla vita e alla formazione enologica di un lavoratore e bevitore
Zeno Raboso aveva ormai realizzato, con placida lucidità, che il mondo del vino era la sua dimora più familiare. Il suo rapporto con il nettare di Bacco era schietto e sincero. Il vino era parte integrante della storia del suo territorio. Suo padre, come la maggior parte dei suoi compaesani, aveva sempre avuto una piccola vigna dietro casa, fondamentale per garantirsi il rifornimento annuo di vino.
Il bottiglione infatti a tavola non era mai mancato e Zeno era cresciuto abituato alla presenza del vino. Prima suo papà e ora lui, in casa di Zeno si beveva regolarmente vino durante i pasti e in qualsiasi occasione di incontro, visite di parenti, intermezzi. Sempre senza esagerare, ma senza privarsene. Zeno non aveva mai visto suo papà ubriaco, magari qualche volta allegro in occasione di feste e cene con amici, ma in generale era uno che reggeva bene l'alcol e Zeno in questo sicuramente gli assomigliava.
Infatti, fatta eccezione per un paio di sbronze da giovane, Zeno non si ubriacava mai. Anche perché, per sua incredibile fortuna, era dotato di un sistema naturale di "alert antisbornia". In pratica, ogni volta che Zeno alzava un po' il gomito, ad un certo punto gli partiva una raffica di starnuti potentissimi, ce ricordavano quelli di Mangiafuoco quando si commuove davanti a Pinocchio mentre gli racconta della povertà di Mastro Geppetto: era il segnale che doveva fermarsi, che non doveva continuare a bere. In questo modo, che ormai scattava automaticamente con scientifica puntualità, Zeno si salvaguardava e, in un certo senso, salvaguardava anche il suo rapporto con il vino.
Un rapporto per natura ambivalente quello tra l'uomo e il vino, giocato tutto sul delicato equilibrio tra godimento e bisogno. Zeno si ricordava che da piccolo, quando con suo papà andava a trovare uno zio un po' anziano e molto simpatico, non si poteva assolutamente nominare il vino in casa. E se magari li invitavano a salire in casa, quando si sedevano, in tavola comparivano solo acqua e aranciata. Poi al momento del congedo, quando scendevano in cortile, lo zio li invitava di nascosto a fare un passaggio in cantina ad assaggiare il vino che lui stesso produceva con qualche filare di viti che si trovavano al di là dell'orto.
Solo dopo un po' di tempo Zeno scoprì che un figlio degli zii, suo cugino, aveva problemi di alcolismo. Questo fatto colpì molto l'immaginario di Zeno e condizionò, con risvolti positivi, il suo rapporto con il vino. Gli piaceva molto, ma sapeva che doveva stare attento a non esagerare, per evitare di fare la fine di suo cugino. Sicuramente nella sua terra, il Basso Piave, il consumo pro-capite di vino era più alto rispetto ad altre zone d'Italia. Non è solo una leggenda metropolitana, lo sanno tutti che in Veneto si beve molto. In generale in tutto il nordest, da tempi atavici, è consolidata l'abitudine quotidiana all'ombra e allo spritz. Quando da quelle parti due amici si incontrano, non si chiedono come stanno, ma cosa vogliono bere. Ma se è un'opinione diffusa e comune che i veneti siano degli ubriaconi, è giusto precisare che negli ultimi anni, dati alla mano, il primato delle regioni con il più alto consumo di bevande alcoliche spetta al Friuli Venezia Giulia e al Trentino Alto Adige.
Bisogna anche considerare che in Veneto c'è una notevole produzione di vino, in un territorio caratterizzato dalla presenza di molti vitigni, espressione di una filiera vitivinicola vasta e complessa.
Zeno era seduto al tavolino del bar della piazza e stava bevendo uno spritz accompagnato da qualche oliva. Indossava una camicia a quadri e un paio di jeans, conferendogli un look classico e moderno allo stesso tempo. Erano le undici di sabato mattina e lo attendeva una giornata senza programmi e senza pretese. Ester, la sua compagna, era via per l'intero weekend, coinvolta in un viaggetto per festeggiare i quarant'anni di un'amica. Zeno si guardò intorno e vide un signore appoggiato con fare stanco al bancone. Era già al terzo giro di bianchetti e l'oste, cercando di non urtare la sua suscettibilità, in tono scherzoso gli disse: "Ehi, mi raccomando, bevi responsabilmente!".
Zeno si soffermò su quell'avverbio, traducibile con "consumo moderato e consapevole di vino, compatibile con uno stile di vita adeguato".
Facile a dirsi, rifletté, ma poi possono intervenire tanti altri fattori, esterni ed interni, e uno rischia di perdere il controllo.
E poi mica tutti possono contare come lui sulla raffica di starnuti di avvertimento!
(continua)
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