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  • Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

A Carnevale l'eccesso fa parte delle regole (rovesciate) del gioco

Maschere, sovvertimento delle regole e naturalmente vino nel periodo più pazzo dell'anno.

Lotta tra carnevale e quaresima di Pieter Bruegel

In tutta Italia il Carnevale è sinonimo di festa e di frittelle e chiacchiere (bugie, crostoli, sfrappole, cioffe... a seconda della zona), consumate nel calore domestico ma senza tralasciare tutto il filone di feste in piazza e sfilate di carri allegorici.


Perché Carnevale significa proprio questo, lasciarsi andare in un clima faceto e simbolico ai piaceri della carne (intesa come alimento, ma ci sta anche un secondo significato...), prima dell'inizio della Quaresima, periodo di digiuno e astinenza, con l'esclusione della carne dai pasti.


Il momento apicale è rappresentato dall'antica usanza del pantagruelico banchetto dell'ultimo giorno, il martedì grasso. E in questo clima non può certamente mancare il vino, sempre nell'ottica di goderne prima del sacrificio e della rinuncia quaresimale.


Le origini del Carnevale sono comunque antecedenti all'affermarsi del cristianesimo e in tutti i popoli antichi possiamo trovare testimonianze di manifestazioni carnevalesche in determinati periodi dell'anno, nei quali si rovesciava l'ordine abituale delle cose e ci si permetteva atteggiamenti fuori dagli schemi. In Grecia per esempio le celebrazioni erano legate a Dioniso mentre nell'Antica Roma a Saturno, ma, che si trattasse di feste dionisiache o di baccanali, il vino non mancava mai.


E' un momento di eccessi con un significato di rigenerazione, un percorso verso una nuova armonia con il mondo che passa anche dal sovvertimento delle regole.

E le maschere, in questo momento di confusione, assumono un ruolo importante. Permettono sia di personificare esseri soprannaturali o magici, invocandone in modo apotropaico e beneaugurante virtù e poteri, sia di nascondersi e coprire di anonimato le azioni inconsuete del Carnevale.


Allegria e divertimento nel 1400 in Toscana trovano forma, anche sotto l'impulso di Lorenzo il Magnifico, anche nel canto che accompagnava queste cerimonie con i cosiddetti carnascialeschi con il vino che aiutava sicuramente a cantare meglio.

Quello tra il Carnevale e il vino è quindi un legame antico, fatto di festa licenziosità e, soprattutto, speranza per il futuro.

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