Innovazione, tradizione e un forte legame con il territorio.
Di Majo Norante è una cantina a conduzione familiare fondata nel 1968, ma la sua storia risale al 1800 quando uno degli antenati produceva vino nella cantina del palazzo di famiglia a Campomarino. Ci troviamo in Molise, una regione purtroppo ancora poco conosciuta per la produzione enologica, dove a sud di Termoli e a pochi chilometri dal confine pugliese, si trova la contrada Ramelli. Qui la vicinanza con il mare si percepisce dalla brezza che soffia costantemente sui vigneti di fronte alla cantina.
Alessio Di Majo Norante conduce l’azienda insieme ai figli, portando avanti la filosofia del padre Luigi Di Majo: “Vini nuovi da vitigni antichi”. Si crea così un perfetto connubio fra la valorizzazione dei vitigni tipici della zona e le tecniche innovative volte alla produzione di qualità.
È proprio uno dei figli, Luigi, che ci accompagna nella visita in cantina appena rinnovata, dove camminiamo fra pigia-diraspatrici e tini d’acciaio, per arrivare poi in bottaia, scavata nel sottosuolo dove riposano Tintilia, Aglianico e Sangiovese.
La vera sorpresa però inizia con la visita ai vigneti che si sviluppano per circa 180 ettari verso l’entroterra, seguendo il dolce andamento delle colline che si estendono a perdita d’occhio. Le viti sono allevate a spalliera orientati a ritocchino, ovvero con i filari orientati perpendicolarmente alla pendenza, e i suoli sono prevalentemente calcareo-argillosi e sabbiosi.
Le rese sono volutamente basse ed i cloni sono stati selezionati nel tempo dalla famiglia che continua tutt'oggi a sperimentare sia in vigna che in cantina.
Scopriamo così che i cloni di Aglianico utilizzati sono gli stessi della DOCG Taurasi, che sono stati i primi ad imbottigliare la Tintilia nei primi anni 2000 e che utilizzano lieviti pied de cuve estratti dalle loro uve.
I vitigni coltivati sono principalmente a bacca rossa: Tintilia, Aglianico, Montepulciano e Sangiovese, ma non mancano i bianchi come Falanghina, Greco ed il prezioso Moscato Reale per il vino passito.
La produzione è biorganica aiutata dal clima prevalentemente caldo-secco con la presenza del vento che contribuisce ad evitare i ristagni d’acqua e che ci accarezza il viso mentre ammiriamo la distesa di vigneti che corre verso il mare.
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