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  • Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

Se Dante fosse un vino, quale sarebbe?

Le nostre riflessioni in-coscienti per i 700 anni dalla morte di Dante

#dante700 è uno degli hashtag più popolari e utilizzati nel 2021.

E per fortuna vorremmo aggiungere, perché significa che, anche in tempi incerti come quello che stiamo vivendo, l’amore e la passione per uno dei pilastri della nostra cultura restano un caposaldo.


Dante Alighieri e la sua Divina Commedia quest’anno sono stati celebrati e declinati in tutte le salse, dall’esegesi più classica e professorale fino a rivisitazioni più pop. Dante per adulti e bambini, a fumetti, Dante e l’astronomia, la musica, la matematica, fino al Dante in cucina, estrapolando tutte le terzine della Divina Commedia in cui questi temi venivano trattati.


Ovviamente c’è anche il vino e illustri studiosi hanno già pubblicato interessanti contributi sull’argomento.

Di citazioni enologiche ce ne sono diverse in tutte e tre le cantiche, il che ci fa supporre che Dante non fosse astemio e che conoscesse anche le principali operazioni di viticoltura e vinificazione.


Del resto nel Medioevo, a livello igienico, probabilmente era meno pericoloso bere il vino rispetto all’acqua, però stentiamo a immaginare il dottissimo Dante, sempre immerso nei suoi studi, inebriarsi col nettare di Bacco.

Sappiamo che dopo la morte di Beatrice, per superare l’enorme dolore, si dedicò ancora più intensamente alla filosofia per cercarne conforto, seguendo l’esempio di Boezio e della sua De consolatione philophiae.

Tutto questo, insomma, per ribadire che non ce lo vediamo proprio come un gran bevitore il nostro Alighieri.


E allora abbiamo pensato a una prospettiva diversa, a una riflessione più giocosa, immaginando a quale vino potrebbe essere associato Dante. E abbiamo pensato a un vino a base sangiovese, vitigno a bacca nera (anche se Dante fu guelfo bianco), tradizionalmente molto diffuso in Toscana e in Romagna, terre di nascita e morte del sommo vate.


Dalle origini paradisiache del nome (San Giovanni, ovviamente presente nel Paradiso), il sangiovese è paragonabile a Dante per la sua complessità, versatilità, struttura e longevità. Da questo vitigno derivano tantissime eccellenze toscane, dal Morellino di Scansano al Chianti, fino al Nobile di Montepulciano, senza dimenticare il Brunello di Montalcino. Proprio nella famosa località senese il sangiovese assume la denominazione di brunello che, guarda caso, richiama per assonanza il nome del grande maestro di Dante, Ser Brunetto Latini, così classico e così moderno.

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