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  • Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

Zeno Raboso e la degustazione a Milano

Ventiduesimo capitolo del nostro romanzo a puntate dedicato alla vita e alla formazione enologica di un lavoratore e bevitore.

Una volta ogni due mesi Zeno Raboso capitava a Milano e Hinterland perché Anacleto, il suo capo, era incredibilmente riuscito ad aggiudicarsi l’appalto per la manutenzione dei gruppi-motore dei principali ospedali meneghini. Inizialmente a Zeno non piaceva andare a Milano, la avvertiva come una realtà fredda e incolore, caotica e stressante. Ma nel tempo, conoscendola meglio, aveva imparato ad apprezzarla. L’amore era poi definitivamente sbocciato in occasione dell’EXPO 2015, quando si fermò in città per un mese intero per una serie di lavori legati all’Esposizione Universale. In quel periodo la girò in lungo e in largo, visitò un sacco di posti e fece conoscenza con parecchie persone con le quali trascorse serate divertenti e interessanti. Era scuramente un altro mondo rispetto alla sua tranquilla realtà di provincia. Da quando poi si era fidanzato con Ester, se riuscivano a organizzarsi, lei lo accompagnava volentieri in queste trasferte, riempiendo la giornata di giri in centro perdendosi per le famose vie della moda.

In particolare da un paio d’anni Zeno aveva stretto amicizia con un noto sommelier di Milano. Si erano conosciuti a un aperitivo in un locale vip in centro e tra i due era nata subito una grande simpatia. Ivan, il sommelier, quella sera aveva notato Zeno perché era decisamente diverso dalla maggior parte dei clienti di quel bar, tutti piuttosto impettiti e formali. Zeno era sicuramente il più chiassoso, parlava a voce molto alta, quando rideva (e lo faceva spesso) era piuttosto sguaiato e poi si recava continuamente al bancone a ordinare un nuovo drink. Non passava di certo inosservato, anche perché indossava una vistosa maglietta arancione con la scritta “In Spritz We Trust”.

Quando ad un certo punto Ivan sentì Zeno inveire contro la cassiera urlando “Ladri!! Come si fa a pagare uno spritz dieci euro, c’è più ghiaccio che altro e non c’è nemmeno l’oliva dentro!”, gli andò incontro con un sorriso dicendogli che aveva tutte le ragioni per lamentarsi e che lo capiva benissimo, era palesemente contro i suoi principi, ben espressi dalla t-shirt che indossava. Da quel momento i due iniziarono a scambiarsi un po’ di opinioni e a chiacchierare di cocktails e vini. Quando poi Zeno scoprì che Ivan era un sommelier si illuminò e iniziò a tempestarlo di domande sui vini migliori, gli abbinamenti e leggende varie.

Da quell’aperitivo, ogni volta che Zeno passava da Milano per lavoro, non mancava di avvisare Ivan per incontrarsi per bere qualcosa insieme e per carpire qualche nuovo sapere dal suo amico sommelier. Una volta Zeno era al bar in paese quando ad un certo punto alla televisione, che era sempre accesa di fronte al bancone, vide Ivan che veniva intervistato in occasione del Vinitaly. Zeno si emozionò e chiese a tutti di fare silenzio, spiegando che il tizio in tv era un suo amico e per dimostrarlo lo chiamò al cellulare con fare un po’ spaccone, ma che fece comunque una certa presa sui compaesani.

Al nuovo passaggio di Zeno a Milano, Ivan lo stupì proponendogli una degustazione speciale delle migliori cantine della Franciacorta in un prestigioso palazzo del centro. Era un’occasione da non perdere.

Zeno trascorse l’intera giornata al lavoro col pensiero fisso della degustazione. Magari, pensava, era la volta buona per capire in cosa consistesse la sboccatura, che non aveva compreso neanche quando gliel’avevano spiegata in una nota cantina in Franciacorta.

Zeno e Ivan si incontrarono alle ore 19 davanti alla sede dell’evento. Era un lussuoso palazzo in stile Liberty, appena restaurato. All’ingresso delle graziose hostess salutarono Ivan, riconoscendolo, mentre chiesero il cognome di Zeno, per verificare che fosse in lista.

Entrarono nella hall che pullulava di bella gente vestita a festa. Per fortuna Zeno si era portato una camicia bianca e dei pantaloni lunghi di lino, ma era decisamente il meno elegante tra i presenti. Ivan conosceva quasi tutti, sia ospiti che operatori e titolari delle varie cantine. Zeno non conosceva nessuno e sinceramente, non sapendo come rompere il ghiaccio, sperava di iniziare ad assaggiare i vini il prima possibile. Si avvicinarono al primo banchetto e si sentì un botto fortissimo di una bottiglia appena stappata.

Evviva! – esclamò compiaciuto Zeno, percependo aria di festa – Più forte è il botto, più il vino è buono!”.

Semmai proprio il contrario…” commentò con voce severa un tizio al suo fianco, mentre il sommelier della cantina gelò con lo sguardo la persona che aveva stappato in quel modo la bottiglia, chiedendo scusa ai presenti per l’accaduto.

Nel frattempo Ivan era imprendibile, continuamente intrattenuto in conversazioni e assaggi. Zeno capì che in effetti per lui era comunque lavoro e non poteva sperare troppo nella sua compagnia, così inizio in solitaria il suo tour di assaggi di Franciacorta. Quando gli chiedevano cosa preferisse assaggiare, rispondeva sempre “un po’ di tutto”.

Pur non riempendogli mai molto il bicchiere, Zeno ad un certo punto iniziò ad avvertire gli effetti dell’alcol, anche perché lui non sputava mai, non era abituato e gli sembrava uno sfregio e un insulto alla rara bontà di quei calici. Gli versavano via via edizioni speciali, cuvée, millesimati, satén, gli parlavano di grammi di zucchero, di percentuali di uve, di dosaggi di lieviti, della novità del rosé e Zeno annuiva sempre, sperando che ogni tanto gli passasse davanti un vassoio di pane e affettati, per mettere in corpo anche un po’ di sostanza. Ad un certo punto sentì che tutto quel vino gli stava impedendo di esprimersi chiaramente, farfugliava parole incomprensibili e così iniziò a indicare semplicemente col dito, senza parlare, cosa volesse assaggiare.

Zeno comprese che era meglio fermarsi, cercò di vedere dove fosse Ivan e lo vide ancora tutto preso nelle sue pubbliche relazioni. Meglio non disturbarlo ed evitare brutte figure.

Lasciò il palazzo Liberty e si incamminò verso l’hotel. Che mal di testa pazzesco, sempre la solita colpa delle bollicine…

(continua)

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