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  • Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

Zeno Raboso e la grigliata in campagna

Ventiseiesimo capitolo del nostro romanzo a puntate dedicato alla vita e alla formazione enologica di un lavoratore e bevitore.

Con le belle giornate arrivò anche il caldo, che nel Basso Piave ha un solo nome: afa. Bere tanto e spesso diventa in questo periodo la migliore pratica per rimediare alla calura. Peccato, però, che Zeno Raboso non lo facesse con l’acqua, ma con il prosecco. Così, ovviamente, diventava ancora più complicato vincere l’afa e spesso Zeno finiva per collassare sul divano. Si sdraiava con la scusa di rilassarsi un attimo e in pochi istanti si addormentava per una mezz’oretta, risvegliandosi madido di sudore. Zeno non aveva l’aria condizionata in casa, in famiglia non l’avevano nemmeno mai contemplata come soluzione, era ritenuta una spesa superflua. Però negli ultimi anni le temperature estive si erano fatte sempre più insopportabili e così avevano optato per delle ventole da soffitto, perché l’importante era far muovere l’aria. Ogni tanto Zeno rabboccava di prosecco il suo bicchiere e si guardava i talk-show sul calcio mercato nelle tv locali, teatro delle peggiori scene umane. Questo era un po’ il suo ozio creativo.

Con il caldo soffocante comunque diventava tutto più difficile, per cui durante la settimana Zeno ed Ester non combinavano granché dopo il lavoro. Faceva troppo caldo anche per uscire.

Nel frattempo, per il weekend, Ester stava organizzando con i suoi colleghi di lavoro una giornata di grigliata e relax nella bella casa di campagna di un ragazzo assunto da poco nello studio di consulenza aziendale, nel quale Ester si occupava di contabilità. Paolo, questo il suo nome, voleva festeggiare il passaggio al contratto a tempo indeterminato e aveva proposto la vecchia casa di campagna dei suoi genitori come location per una domenica alternativa alla confusione delle affollate spiagge della zona.

Ester si era offerta di dargli una mano nell’organizzazione della festa che prevedeva un fitto programma di attività: ritrovo a inizio mattino per montare e riempire una piscina lunga 7 metri, larga 4 e profonda 140 centimetri; a seguire, allestimento campo da volley e poi l’attesissima grigliata mista, dopo la quale il programma non prevedeva più nulla, immaginando i pesanti effetti di salsicce e vino.

Mentre discutevano della lista della spesa e di altri dettagli, Paolo si rivolse a Ester preoccupato: “Certo che noi siamo tutta gente da scrivania, ma saremo in grado di montare la piscina e poi di grigliare senza bruciare la carne?”.

Non è proprio una domanda stupida – rispose pensierosa Ester – in effetti nel nostro gruppo non vedo gente con grande manualità, ci conviene sperare in qualche fidanzato o marito”.

Io pensavo – riprese Paolo – a Zeno, il tuo compagno. Mi dici sempre che è un uomo di fatica, che lavora senza mai lamentarsi. Secondo me dobbiamo puntare su di lui per montare la piscina e per grigliare”.

Quando Ester rientrò a casa, Zeno stava russando sul divano in mutande e canottiera bianca. Ester preferì non svegliarlo. Voleva fare una doccia rinfrescante e poi preparare la cena. Lo avrebbe svegliato quando sarebbe stato tutto pronto: un bell’effetto sorpresa per creare la giusta atmosfera per potergli chiedere aiuto per domenica.

Quando la cena fu pronta (una cremosa e saporita pasta con zucchine e gamberetti), Ester andò a svegliare Zeno con un bicchiere di Vernaccia di San Gimignano, che le aveva regalato un suo cliente. Zeno apprezzò tantissimo sia la pasta che il vino, ma quando realizzò che tutta questa cerimonia era finalizzata a ottenere la sua disponibilità per la grigliata, la Vernaccia era ormai scesa copiosa nella sua gola che non riuscì a protestare e, alla fine, accettò di buon grado (alcolico).

Arrivò la domenica e raggiunsero la location con un certo anticipo per montare la piscina. Paolo era già lì ad aspettarli. Quando Zeno lo vide, con la camicia di lino azzurra, dei bermuda alla moda e mocassini scamosciati, capì che si sarebbe dovuto arrangiare. Mentre Zeno studiava i vari pezzi della piscina, si guardò intorno e rimase colpito dalla bellezza del luogo. La casa colonica si trovava isolata in mezzo ai campi e con lo sguardo non si riusciva a scorgere altre abitazioni nei paraggi. Era stata completamente restaurata in modo conservativo e sembrava davvero di essere in una campagna veneta di inizio ‘900. Ci si arrivava dopo un lunghissimi stradone bianco, costeggiato da un canale di irrigazione pieno d’acqua trasparente, con pesci, rane e una fitta vegetazione di fiori e canneti. Un ecosistema perfetto, lontano dal traffico e dal cemento.

Zeno, tutto sudato, in canotta, pantaloncini da calcio e ciabatte, andava avanti con il montaggio della piscina, anche se non era molto convinto di farlo nel modo giusto. Stava imprecando perché non trovava dei bulloni, quando la giornata per lui svoltò: era arrivato il papà di Paolo, sessantacinque anni circa, che si precipitò da Zeno, vedendo che era l’unico che lavorava. Iniziò a dargli una mano e tra una chiacchiera e l’altra Arnaldo, si chiamava così, gli chiese se avesse sete. Andò a prendere una bottiglia bella fredda di vino bianco e due bicchieri.

Questo è il Grapariol – disse con orgoglio Arnaldo – e lo produce qui vicino un mio amico. Era il vino che beveva mio papà, ha origini antiche. Lo chiamano anche il Raboso bianco, è uno spumantino e a me personalmente piace più del prosecco, ha più personalità”.

Catturato dalle parole di Arnaldo, Zeno assaggiò il Grapariol e non lo abbandonò per l’intera domenica, lo dissetava.

Nel frattempo, alla spicciolata, arrivarono tutti gli invitati alla festa che passavano davanti a Zeno senza salutarlo, pensando fosse un estraneo, un operaio addetto al montaggio. Zeno, incurante, li osservava arrivare, tutti ben vestiti e sorridenti. Lui, invece, era tutto sudato e imprecava in preda al Grapariol e ai dubbi per i pezzi che non combaciavano. La piscina, comunque, ormai era in piedi e si stava riempiendo d’acqua.

Zeno, è ora di iniziare a grigliare!” lo richiamò Ester, un po’ ansiosa. “Nel frattempo noi possiamo farci un bagnetto rinfrescante in piscina!” proseguì Ester, recuperando un po’ di entusiasmo.

Zeno iniziò a pulire il barbecue, con il prode Arnaldo che lo seguiva come un’ombra offrendogli assistenza. Per non sbagliare, stappò un’altra bottiglia ghiacciata, graditissima sotto il sole africano di mezzogiorno.

Mentre la prima brace era pronta e la seconda bottiglia di Grapariol era solo un ricordo, si sentì all’improvviso un rumore sinistro, seguito da qualche urlo.

La struttura della piscina aveva ceduto e si ritrovarono tutti gambe all’aria con una quantità non precisata di metri cubi d’acqua che invase tutto il cortile.

Arnaldo bestemmiava cercando di tamponare con lo scopettone e Zeno, con lo sguardo fisso, pensò che ancora una volta era tutta colpa delle bollicine.

(continua)

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