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Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

Zeno Raboso e la trasferta marchigiana

Decimo capitolo del nostro romanzo a puntate dedicato alla vita e alla formazione enologica di un lavoratore e bevitore.

Mancava poco a Pasqua, ma la bella stagione stentava a decollare, intrappolata in un’interminabile perturbazione atlantica che rendeva il clima del nordest italiano di fine aprile simile a quello della Cornovaglia a novembre. Nonostante le nubi e la pioggia, Zeno Raboso sentiva ugualmente il sole dentro e si vedeva già tutto proiettato verso le mete estive. Sognava il mare e qualche bel giretto in compagnia di Ester, con la quale stava portando avanti una relazione dalla stabilità sorprendente per i suoi standard.

Una domenica, mentre pranzavano a casa dei genitori di Zeno, Ester gli disse che in estate le vacanze avrebbe voluto trascorrerle nelle Marche, una regione che non conosceva, ma di cui tutti le avevano parlato molto bene. Il papà di Zeno, con la testa china su un piatto bollente di pasta e fagioli e su un bicchiere di Merlot, alzò lo sguardo verso Zeno e lo ammonì: “Ma alla vostra età pensate sempre e solo ad andare in giro?”.

Zeno non lo ascoltò.

Non amava programmare in anticipo vacanze e il tempo libero in generale, gli piaceva lasciarsi trascinare dagli eventi e dalla loro casualità. Un posto poteva valere l’altro, perché era sicuro che comunque qualcosa di nuovo e inaspettato sarebbe successo, ovunque andasse. A lui piacevano gli istanti e riponeva una incondizionata fiducia nella magia del caso. Preferiva lasciarsi meravigliare, nel bene e nel male.

Quando però sentì Ester dire delle Marche “e inoltre producono anche degli ottimi vini”, Zeno diede un sorso al suo bicchiere e disse “Dai, allora prenota le due settimane centrali di agosto!”. Ma, ironia della sorte, fu proprio Zeno, qualche giorno dopo, a bloccare di persona con una caparra l’appartamento delle vacanze marchigiane. Anacleto, il suo capo, gli telefonò il mercoledì sera mentre stava guardando alla televisione una partita della Champions League.

Scusa Zeno per l’orario, ma abbiamo un’emergenza, tanto per cambiare. A Corinaldo, un paesino in provincia di Ancona si sono inchiodati i motori di tutti gli impianti di un grossissimo mobilificio. E’ un’area di oltre 50.000 metri quadrati, solo riuscire a trovare i locali tecnici sarà un’impresa!”. Mentre il suo capo gli parlava al telefono, Zeno stava seguendo con grande trasporto una bellissima azione d’attacco della sua squadra che sfiorò il gol del vantaggio.

Ma porca troia!” esclamò Zeno.

Tutto bene?” chiese preoccupato Anacleto.

Sì, sì, scusami, va bene, va bene. Parto domani all’alba”, rispose con distacco Zeno, in realtà dispiaciuto per il gol mancato dalla sua squadra.

Allora ti faccio trovare tutte le indicazioni sul sedile del furgone, buon viaggio!”.

Ci sarebbero volute quattro ore per arrivare a Corinaldo, un bellissimo borgo antico a meno di venti chilometri dall’uscita autostradale di Senigallia, che Zeno conosceva per l’americanissimo Jamboree Festival.

Superati il traffico del nodo di Bologna e la vivacità brulicante della costa adriatica, il paesaggio cominciava a mutare, assumendo i tratti morbidamente vintage delle colline rurali dell’entroterra marchigiano.

Al suo arrivo a Corinaldo Zeno fu subito catturato dall’imponenza delle mura quattrocentesche, lunghe un chilometro e perfettamente conservate. Aveva appuntamento con un dipendente del mobilificio davanti alla Porta Nova, uno degli ingressi delle mura. Antonio era già lì che lo aspettava, seduto in un riconoscibile furgoncino che riportava il marchio aziendale accompagnato dal ruggente slogan Il laccato non ha mai sfigurato.

Dopo dei rapidi convenevoli, Zeno seguì Antonio e in pochi minuti raggiunsero la sede, dove si mise subito al lavoro per individuare il problema. Era stanco per il viaggio, aveva anche fame, oltre all’atavica sete, e cominciava ad innervosirsi. Spesso gli uscivano dalla bocca dei sonori improperi, ma nessuno dei presenti osava commentare, tutti presi dall’urgenza e dal rispetto professionale per questo tecnico che arrivava dal nord e che magari usava formule linguistiche a loro sconosciute, ma comunque funzionali.

E alla fine funzionò davvero. Dopo diverse ore di lavoro, Zeno sostituì i pezzi danneggiati e la fabbrica ripartì a pieno ritmo. Gli fecero tutti i complimenti e Antonio gli promise di portarlo a cena in un bel posto per mangiare qualcosa di tipico.

Si diedero appuntamento nel cuore del borgo, la caratteristica Piaggia, detta anche Cento Scale. Consumarono seduti all’aperto un aperitivo a base di salami locali di Frattula, accompagnati da un fresco e sapido calice di Verdicchio dei Castelli di Jesi. Zeno era in uno stato estatico e in un attimo gli passò tutta la stanchezza.

Antonio offriva una gradita e inaspettata compagnia, raccontando un sacco di aneddoti tra cui il fatto che Corinaldo è denominato anche “il paese dei matti”. Il più famoso tra gli eccentrici abitanti di questo borgo medievale fu un tale Scuretto, un povero calzolaio nonché gran bevitore, che agli inizi del ‘900 mandò il figlio in America a fare un po’ di soldi per costruirsi una casa per quando sarebbe ritornato in Italia. Il figlio mandava periodicamente un gruzzoletto al padre per i lavori, ma Scuretto se li consumava tutti in osteria. Quando il figlio, insospettitosi, chiese a suo papà di mandargli una foto della casa, Scuretto fece erigere velocemente solo la facciata completa di numero civico e si fece scattare una foto davanti alla casa-facciata da inviare al figlio emigrante. Il figlio però se ne accorse e non inviò più soldi al padre e la casa rimase incompiuta e si può ancora vedere a pochi passi dalla piazza del pozzo.

Che storia – disse Zeno – e pensare che tutti pensano che siamo noi veneti quelli che bevono, ma questo Scuretto non scherzava per niente!”. Si fecero una bella risata mentre, nel frattempo, erano passati a un piatto di vincisgrassi, le lasagne in versione marchigiana, con un bicchiere di Rosso Piceno.

Ormai Zeno e Antonio avevano legato amicizia e, ricordandosi del desiderio di Ester di trascorrere le ferie nelle Marche, Zeno gli chiese se conoscesse qualcuno che affittasse appartamenti per l’estate.

Eccolo! Ho un bilocale qui vicino che ti posso affittare a un ottimo prezzo! Mi farebbe davvero piacere”, rispose Antonio.

Basta che non sia come la casa di Scuretto!” replicò scherzando Zeno, e i due continuarono la saporita cena, che culminò con due giri di grappa di Rosso Conero.


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