Una zona della Sardegna ancora inesplorata ricchissima di spunti turistici, storici, gastronomici ed enologici
Il Sulcis è la punta a sud-ovest della Sardegna. Noi che da molti anni frequentiamo la zona ci siamo presi la libertà di estendere il nostro raggio d’azione anche un po’ oltre questa magnifica zona e includere nella nostra guida personale anche zone che magari tecnicamente non sono parte del Sulcis, perché, si sa, i confini sono quelli del cuore. Di fatto parleremo di tutta quella zona sud-occidentale sarda che va, diciamo, da Piscinas a Teulada con al centro la graziosa cittadina Iglesias. Qui inizieremo a parlare dell’area più settentrionale che va da Iglesias a Piscinas, ma presto vi racconteremo anche della restante parte.
Sulcis, dall’antica città fenicia di Sulkis, più o meno l’attuale Sant’Antioco. Una terra piena di contrasti e che, per questo, ci affascina moltissimo. Il mare blu sferzato dal maestrale si incontra con il verde profumato della macchia mediterranea e dei boschi, la storia antichissima con i siti archeologici e le cittadine medioevali vanno a braccetto con le ferite industriali recenti e la potenza dell’attività mineraria che ne ha plasmato profondamente il territorio nella storia. Poi ci sono l’accoglienza e l’autenticità sarda.
Al centro Iglesias, un piccolo capoluogo di provincia dalle vestigia medioevali che vale la pena visitare per, nomen omen, le molte e antiche chiese, le mura e le roccaforti pisane e, neanche a dirlo, l’onnipresenza della miniera. Dal Museo dell’Arte Mineraria alle miniere vere e proprie che dominano le colline circostanti, alle numerose costruzioni periferiche, le ex case dei minatori, o il paesaggio lunare, rosso, sventrato mentre si raggiunge il mare blu verso la costa che lascia via via spazio ad un’incantevole macchia mediterranea.
Rosso, verde e blu: colori che si scontrano e si mescolano. Il mare che si incontra uscendo da Iglesias in direzione ovest. Spiaggia di mezzo (Plagemesu, Fontanamare, Porto Paglia a seconda del punto da cui la si imbocca) qualche chilometro di spiaggia incastrata tra vecchie tonnare, pineta e un ampio stagno da cui si inerpicano le aspre montagne e, ancora, il paesaggio minerario.
Decidiamo da qui di proseguire verso nord percorrendo i tornanti a picco sul mare su una strada panoramica vertiginosa in direzione Bugerru. Il panorama toglie il fiato, il mare intenso sbatte sulla roccia rossa, grigia e verde a seconda dei punti a creare calette difficilmente accessibili e solitarie. Al mattino e al tramonto ammireremo dalla nostra auto luci riflesse sui faraglioni e le scogliere che rimangono dentro. Per noi però il modo migliore per attraversare questi luoghi è indossando comodi scarponi. Il Cammino di Santa Barbara (patrona dei minatori), ad esempio, collega le miniere del Sulcis (con vari siti del Parco Geominerario della Sardegna, patrimonio Unesco) con un lungo anello e questo tratto sul mare è qualcosa che rimette davvero al mondo. Impegnativo certo, ma gli incredibili sentieri tra i profumi della macchia mediterranea che si aprono a scorci di miniera e squarci di blu tonanti lasciano proprio a bocca aperta.
Ma torniamo a noi e, procedendo verso nord, incontriamo il paese di Nebida dove potrete passeggiare sul Belvedere, un cammino ad anello da cui si può raggiungere (con una discesa che mette alla prova il proprio allenamento) l’antica Laveria Lamarmora, altro spettacolare ricordo dell’attività mineraria dove, proprio a picco sul mare, venivano lavati e scelti i minerali estratti.
Attività che si incontra ancora proseguendo verso Masua, una spiaggia (anzi due) clamorosa con vista impagabile sullo scoglio Pan di Zucchero, il faraglione più alto del Mediterraneo, dalle bianche pareti calcaree, e alle spalle un paesaggio ancora una volta sconvolto dagli scavi. Da qui si può visitare Porto Flavia incredibile opera ingegneristica mineraria che guarda proprio al faraglione citato, un porto sospeso sul mare da cui si imbarcavano direttamente i minerali dalla parete costiera.
Ancora verso nord la macchia mediterranea la fa da padrona mentre, attraversando dolci dune sabbiose, si arriva a Caladomestica, un’incantevole spiaggia dal mare cristallino recentemente scoperta dal turismo, e poi a Bugerru altro paese dove si ripropongono ancora l’attività mineraria con la suggestiva Galleria Henry e il mare con la grande spiaggia di San Nicola e, in mezzo alla pineta e alla macchia, le Dune di San Nicolò.
Si continua oltre Capo Pecora e si arriva a nuove spiagge incredibili, la bellissima Scivu ma soprattutto Piscinas. Quest’ultima si raggiunge attraverso una strada magnifica che si snoda nella macchia tra ciò che resta della città mineraria di Ingurtosu, una delle miniere più importanti dell’Isola, e l’immenso sistema di dune per raggiungere un mare meraviglioso. Tra il deserto e il west con quei profumi che solo la Sardegna… un luogo davvero magico, da visitare una volta nella vita.
Al ritorno lasceremo la costa e percorreremo la strada interna per riportarci ad Iglesias passando per Fluminimaggiore. Boschi e macchia selvaggia, le suggestive grotte di Su Mannau e il tempio punico di Antas che domina il panorama circostante. Ancora una volta tutto da camminare con lentezza tra olivi e sugheri secolari e greggi al pascolo magari su un'antica strada romana tra i boschi che unisce le due località.
Il viaggio nel Sulcis continua poi a sud di Iglesias. Ma qui, per il momento, è tempo di rifocillarsi, magari con le ottime birre artigianali e i burger “autoctoni” di Fermentazioni Spontanee o gli ottimi cocktail di Miscellaneous ad Iglesias.
In terra di carignano e vermentino, non può certamente mancare il vino. Noi abbiamo scelto per accompagnarci in questo viaggio un rosso scuro che parla di questa territorio e ne vuol essere testimonianza raccontandone la storia e le ferite. Il Nerominiera di Enrico Esu, come recita il nome, pesca nel passato scuro e buio della miniera riportando alla luce, al sole della vigna, i frutti di questo magico territorio.
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