I PIWI e il futuro della viticoltura
- Redazione
- 23 set
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Un Convegno di Coldiretti Asti ha fatto il punto su resilienza e sostenibilità ambientale, economica e sociale.

“Viticoltura PIWI: nuove opportunità per un futuro sostenibile”. è stato il titolo del convegno organizzato dalla Federazione Provinciale Coldiretti Asti per conoscere le nuove frontiere di una viticoltura più sostenibile e resiliente.
La resistenza alle malattie
“I PIWI, ovvero, le viti resistenti ai funghi” ha esordito il Responsabile del Centro Sperimentale Vitivinicolo Agrion Simone Bussotti, “sono ibridi interspecifici ottenuti dall’incrocio di un genitore europeo con un genitore di origine americana o asiatica. Più precisamente, si ottengono incrociando il parentale nobile (ricorrente) con un parentale resistente (donatore) e, dopo 6 incroci, si ottiene un genoma della nuova cultivar che, per il 98,4%, deriverà dal parentale nobile”.
In Italia esistono 36 varietà di PIWI iscritte al Registro Nazionale; “si tratta di varietà che garantiscono, in vigneto, una riduzione dei trattamenti fitosanitari, fino a circa un 50/70%, contro Peronospora e Oidio, garantendo una maggiore sostenibilità ambientale (minor utilizzo fitofarmaci, compattamento suolo, emissioni e utilizzo acqua)” ha aggiunto Emanuele Fenocchio, docente alla Scuola Enologica di Alba.
La ricerca scientifica
Dal 2011 il Crea di Conegliano si è focalizzato sul ritrovamento dei caratteri genetici che determinano la suscettibilità e la resistenza alla Flavescenza dorata in vite. “Dal lavoro di ricerca speriamo di ricavare almeno due risultati” ha confermato Elisa Angelini, Dirigente di Ricerca Crea Viticoltura ed Enologia: “primo, di arrivare a nuove varietà a bacca bianca resistenti alla Flavescenza dorata, che producano buoni vini, ottenute da incroci tradizionali; secondo, arrivare all’identificazione dei geni responsabili della suscettibilità e della resistenza alla Flavescenza dorata, per poi modificare le varietà tradizionali tramite le nuove Tecniche ad Evoluzione Assistita, cosiddette: TEA”.
Anche per i Vivai Rauscedo la ricerca rappresenta la base; l’Università degli Studi di Milano ha allargato lo sguardo sui portinnesti definendone 4 nuovi (in uso esclusivo a Rauscedo) con caratteristiche specifiche che portano a riduzione del fabbisogno idrico, aumento della capacità fotosintetica e annullamento dei problemi di ristoppio (reimpianto immediato) e di disaffinità d’innesto.
L'esperienza in campo
Il produttore e fondatore PIWI Piemonte Pierguido Ceste, nel 2010 ha avviato la sperimentazione di viticoltura PIWI. “Rispetto ai vitigni tradizionali, i PIWI consentono una riduzione di fitofarmaci fino al 90%, un minor consumo di carburanti fino al 50% e un risparmio di acqua del 90%”. “La soddisfazione tra i produttori è molto alta, tanto che, il 96% di loro conferma la propria scelta e il 76% intende potenziare la superficie coltivata, ma tutti sono unanimi nel sostenere che occorre una strategia di mercato. Infatti, il 96% delle vendite è diretta a privati o all’Ho.Re.Ca. Inoltre, solo il 20% dei consumatori conosce i vini PIWI (fonte progetto IM.VI.BIO.R.)”. “Complessivamente, gli operatori maggiormente interessati ai vini di vitigni resistenti provengono da: Canada, Paesi scandinavi e fascia nord europea” ha concluso Ceste.