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  • Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

In cantina con Giacomo Leopardi

Dagli scritti del grande poeta le sue riflessioni sul vino.

Giacomo Leopardi (Recanati, 1798 – Napoli, 1837) è probabilmente il più grande poeta del nostro Ottocento. In questa sede, però, una sola domanda ci preme: ma gli piaceva il vino? Possiamo senz’altro affermare che non era astemio, alla faccia dei suoi problemi di salute e del suo pessimismo cosmico.


Ovviamente la fonte di qualsiasi indizio su questo tema non può che trovarsi nei suoi scritti. Nei suoi celebri Canti e, in genere, in tutti i suoi componimenti ufficiali, diciamo che compare molta più acqua che vino. I rimandi a Bacco, al limite, si fermano sempre a un livello culturale e sono funzionali in chiave poetica. E’ negli scritti personali, invece, raccolti nello Zibaldone, che troviamo le informazioni più preziose. Questo suo diario è ricco di riflessioni sul vino. E scopriamo che per Leopardi il vino ha un ruolo determinante nella vita dell’uomo, perché lo porta dalla normale e triste condizione di homo sapiens a quella più piacevole di homo ridens. E non a caso lo descrive, con una metafora, “il sugo della vita”.


Leopardi si sofferma all’interno dello Zibaldone sugli effetti benefici del vino, sia sul fisico che sulla mente. E corrobora i concetti sottolineando che li ha provati personalmente più volte. Insomma, c’è di cui fidarsi! Il vino infonde coraggio (soprattutto con le donne), dà vigore, è consolatorio, ma è anche un ottimo anestetico, addirittura se si vuol dormire bene. L’encomio di Leopardi prosegue con tante altre qualità del vino, del resto lo Zibaldone è composto di 4.728 pagine: dà speranza, è fonte di ispirazione poetica e ha addirittura varie funzioni terapeutiche.


Anche nelle Operette morali, libro di stampo più filosofico, Giacomo Leopardi parla di vino, dicendo che in esso risiede il genio. Nell’Espistolario, e in particolare nelle lettere ai famigliari, è soprattutto interessante vedere come Leopardi esalti i vini marchigiani, confrontandoli con i vini che trova in alcune città durante le sue rare trasferte da Recanati. In particolare si lamenta dei vini bolognesi e milanesi, rimpiangendo sempre l’impareggiabile qualità di quelli delle sue parti.


Il fil rouge di questa storia continua ancora oggi con gli eredi del poeta i Conti Leopardi in Recanati. Dal 1998, a duecento anni dalla nascita di Giacomo e a cento dalla prima pubblicazione dello Zibaldone, hanno infatti iniziato a produrre un vino rosso (sangiovese, montepulciano e cabernet franc) con l’immagine del poeta nell’etichetta e dal nome decisamente evocativo, Zibaldone ’98.


E così possiamo continuare a brindare al poeta e vincere, con un buon bicchiere di vino, la malinconia della sera del dì di festa.

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