Buon compleanno Mancio! Breve ritratto enologico dell'allenatore jesino
Il 27 novembre del 1964 nasceva Roberto Mancini, tra i più grandi numeri "10" del nostro calcio e attuale CT della nazionale azzurra campione d'Europa. Protagonista della scena pallonara italiana da 40 anni – i primi 20 da giocatore talentuosissimo e carismatico, ma spesso incompreso, i secondi 20 da allenatore stiloso e vincente –, il Mancio tra l'altro è di Jesi, e per noi di Zenomag vorrà pur dire qualcosa.
Le sue rarissime dichiarazioni pubbliche in tema di vino non ci aiutano molto. Una volta, in un'intervista ad un tabloid inglese da neo allenatore del Manchester City, la buttò un po' sul sano nazionalismo: "Mi sono ritrovato in un mondo molto diverso da quello a cui ero abituato e sto provando ad adattarmi senza cambiare le regole. Per esempio, sistemerò presto la questione del pasto prima di una partita. Un giocatore ha bisogno di mangiare pollo, pizza, alimenti ricchi di carboidrati, anche un bicchiere di vino".
Più interessante invece l'aneddoto raccontato da Sir Alex Ferguson, leggendario manager del Manchester United, nella sua autobiografia: "Ho avuto buoni rapporti sia con (Carlo) Ancelotti che con (Roberto) Mancini. Ma il vino che mi offriva Mancini dopo le partite era fantastico, bottiglie di Sassicaia".
È sintomatica poi questa dichiarazione rilasciata dal CT a Repubblica la scorsa estate: “I miei piatti preferiti? Nessun dubbio: cappelletti in brodo, vincisgrassi e cannelloni, gustose ricette tipiche della mia terra”. Ecco, non l'ha detto ma ci siamo quasi.
A dirimere la questione arriva Daniele Tombolini, ex arbitro di calcio e produttore in quel dei Castelli di Jesi: "Il mio Verdicchio è come Roberto Mancini. Lo guardavo giocare, elegante e sorprendente. Sempre concreto, come tutti i marchigiani. Il mio vino è così, niente lustrini, va dritto. E non stanca mai". Come non essere d'accordo?
Non sappiamo quale sia il suo vino preferito, ma il Mancio per noi non può che essere un grandissimo Verdicchio, come lui godibilissimo già da giovane - e con le stimmate del predestinato - ma dalla grande longevità. Entrambi splendidamente provinciali/autoctoni, ahinoi poco conosciuti a livello internazionale (al contrario di un Baggio-Brunello), spiccatamente acidi (sul caratterino di Mancini se ne dicono delle belle), spesso sottovalutati (come le Marche), ma dotati di una classe innata e unica.
Oggi vogliamo immaginarlo a tavola coi suoi genitori, a Jesi. Magari prima sarà passato dal salumiere, e per strada avrà salutato qualche conoscente, con quell'aria da eterno bravo ragazzo. Sta per stappare una bella bottiglia di Verdicchio, mentre mamma Marianna affoga i suoi amati cappelletti nel brodo...
Noi brindiamo ai suoi 58 anni con un Castelli di Jesi Verdicchio Classico Riserva di Villa Bucci - un vero e proprio numero "10" tra i bianchi italiani -, mentre riguardiamo una compilation dei suoi goal più belli o gli highlights di Inghilterra-Italia. E vorremmo abbracciarlo forte, come Vialli.
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