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  • Immagine del redattoreGiovanni Tronchin

Zeno Raboso e le analisi del sangue

Quarantanovesimo capitolo del nostro romanzo a puntate dedicato alla vita e alla formazione enologica di un lavoratore e bevitore

Zeno Raboso aveva il vino nel sangue. E non solo in senso figurato. Che gli piacesse bere il prosecco e vini di qualità in generose quantità non era certamente un mistero. In fin dei conti era uno dei piaceri della vita. E del resto con il vino Zeno ci era cresciuto. Dalla piccola vigna dietro casa con cantina domestica di suo papà alla scoperta delle degustazioni di un certo livello con esperti sommelier, Zeno Raboso aveva sviluppato nel corso della sua vita un legame molto stretto con il vino.

Cercava ovviamente di non esagerare, consapevole e felice che un paio di bicchieri al giorno non facessero male. In effetti, durante la settimana, Zeno stava attento a non bere troppo, sia per il bene della propria salute che per essere sempre lucido e performante al lavoro. Si limitava al prosecco e magari a uno spritz verso sera, prima di rientrare a casa.

Però si rifaceva alla grande durante i weekend. Bisogna poi considerare che, da quando conviveva con Ester, c’era anche lei a vigilare sulla condotta del suo compagno. Del resto Zeno si avviava verso i cinquant’anni e diventava sempre più opportuno prestare attenzione alle abitudini alimentari e allo stile di vita. Men sana in corpore sano recitava l’antico adagio, come monito di quanto importante sia la salute e di questo Zeno ne era assolutamente consapevole.

Anche perché Zeno aveva, nell’intimo, un’anima epicurea, un istinto dionisiaco in fatto di peccati di gola.

Mangiare e bere bene, di qualità, era una sua riconosciuta debolezza. Sua mamma, casalinga, era sempre stata una cuoca provetta, anche se con il sale e i vari condimenti ci andava giù pesante, ma, come diceva lei, era quello il buono. A tavola il vino non era mai mancato, piuttosto poteva mancare l’acqua. Suo papà una volta aveva una piccola vigna che gli garantiva quei due ettolitri all’anno. Poi, da quando aveva tolto le viti, poteva sempre contare nelle damigiane che portava a casa in cambio di lavoretti come il taglio dell’erba e delle siepi dei vicini o qualche riparazione meccanica di mezzi agricoli.

In casa di Zeno il cibo era l’asset principale, ma non c’era nessuna cultura alimentare. Era una famiglia figlia della mezzadria, per la quale era fondamentale che il cibo, oltre a essere buono, fosse tanto. L’affettato come aperitivo era un must, del maiale, assurto quasi a divinità, non mancava niente, dai salami alle braciole, e poi sale sempre in abbondanza dalla pasta all’insalata, latticini come se piovesse in nome di una delle rare citazioni ripetute in famiglia: la boca no xè straca se no la sa de vaca.

Ciò nonostante, Zeno e i suoi genitori erano in forma. Giusto qualche chilo in sovrappeso, ma erano fisicamente attivi e prestanti. Suo papà prendeva da sempre la pastiglietta della pressione, ma era un uomo di fatica. Anche sua mamma assumeva il suo pocker quotidiano di pillole, ma senza nessun problema degno di nota.

Però da quando c’era Ester per Zeno le cose erano un po’ cambiate. Grazie a lei ora si faceva molta più attenzione alla dieta e alla salute in generale. Zeno aveva anche perso un paio di chili e, a malavoglia, ogni tanto andava in palestra a smaltire. A Zeno, inoltre, non piaceva andare dal medico e sottoporsi agli esami di controllo. Siccome si sentiva bene, non ne vedeva il motivo. Però Ester era del parere che prevenire fosse meglio che curare e, in particolare dopo gli eccessi dell’ultimo weekend, convinse finalmente Zeno che fosse arrivato il momento di un check-up completo.

In effetti durante la cena del sabato sera avevano un po’ esagerato. Soprattutto Zeno. Avevano invitato a casa loro due coppie di amici per una serata a base di prodotti valtellinesi. La Valtellina era sempre stata una passione di Ester, anche a tavola, e Zeno fu molto felice di aiutarla nell’organizzazione della serata. Si occupò di procurare tutto ciò che serviva per preparare i due piatti tipici, i pizzoccheri e gli sciatt. Aveva anche pensato al vino, ordinando su consiglio del suo amico sommelier, una cassa con la selezione top dei vini dell’azienda Nera, cantina storica in provincia di Sondrio. E quel formidabile chiavennasca aveva proprio lasciato il segno, insieme con tutto il burro sciolto nei pizzoccheri e con i diversi giri di amaro Braulio Riserva a fine pasto.

Il mattino seguente Zeno annaspava, si sentiva molto appesantito e con un forte mal di testa. Ester lo rimproverò, perché a cena continuava a stappare bottiglie e aveva fatto anche il bis di pizzoccheri con una seconda porzione che era il doppio della prima. Bisognava darsi una regolata. Ed era anche arrivata la famigerata ora di sottoporsi a un bel giro completo di esami del sangue, che – Ester era disposta a scommetterci – molto probabilmente avrebbe dato non pochi segnali di allarme.

E così Zeno il lunedì andò direttamente dal suo medico e si fece prescrivere gli esami, che fece prestissimo il martedì mattina, prima di andare al lavoro. Ma Zeno aveva già cambiato atteggiamento. Aveva improvvisamente assunto un’aria seria e preoccupata. Nell’attesa di ricevere l’esito degli esami sembra ormai rassegnato a un cambiamento radicale nel suo stile di vita. Basta vino, basta affettati, solo vita sana, tanta verdura, acqua naturale e, magari, gallette di riso. Anche Ester era certa di un verdetto catastrofico, che avrebbe messo in riga il suo compagno e, in cuor suo, sperava davvero in una nuova morigeratezza di Zeno.

Ma la sorpresa non si fece attendere molto, perché il venerdì arrivò per email l’esito degli esami di Zeno che Ester stampò in ufficio. Pur non essendo del mestiere, con stupore Ester notò subito che l’assenza di asterischi: tutti i valori sembravano regolari. La conferma arrivò dal medico quando Zeno passò nel suo studio subito dopo il lavoro: “Complimenti Zeno, esami perfetti! Bravo, continua così, mi raccomando!”.

Zeno Raboso era letteralmente al settimo cielo e quell’incoraggiamento del suo medico – “continua così” – gli sembrò il passepartout definitivo. Anche Ester era ovviamente felice della bella notizia, ma era allo stesso tempo incredula e frastornata. Zeno le disse che bisognava festeggiare con una bella cena e che vi avrebbe pensato lui, invitandola nel frattempo ad andare a casa a rilassarsi. Passò quindi in macelleria e prese due fiorentina con quindici giorni di frollatura. Zeno aveva un obiettivo chiaro in mente, un desiderio che cullava da tempo: aprire quella bottiglia di Brunello di Montalcino Biondi-Santi che aveva ricevuto in regalo a Natale, ormai sempre più convinto che il vino fa buon sangue!

(continua)

 

 

 

 

 

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