L’impegno del gruppo vitivinicolo abruzzese Fantini per l’ambiente: a regime i filari nelle Riserve Naturali di Punta Aderci e Ripari di Giobbe.
La grande qualità è il presupposto sempre necessario e indispensabile. Ma la sensibilità contemporanea e la questione climatica impongono che le aziende vitivinicole impegnino sempre più sé stesse anche su un nuovo fronte, quanto mai d’attualità: quello della sostenibilità ambientale.
Fantini è la giovane realtà vinicola abruzzese che, fondata e guidata da Valentino Sciotti, in pochissimi anni è diventata leader tra le aziende esportatrici del Sud Italia. L’attenzione ambientale è, d’altra parte, un connotato fondante di quest’azienda.
Per accorgersene, basta ad esempio puntare il navigatore verso uno dei più bei trabocchi d’Abruzzo, quello di Punta Aderci, si trova nella omonima Riserva Naturale Regionale - 285 ettari dalla spiaggia di Punta Penna - vicino a Vasto, e tutela uno dei tratti più suggestivi e spettacolari del litorale. Proprio lì, a strapiombo sul mare, Fantini Group sta coccolando uno dei suoi vigneti più spettacolari. Diviso in due: un appezzamento coltivato a uve Pecorino, di quasi due ettari, e una seconda area, di tre ettari, con vigneti di Montepulciano, in parte da impianto giovane di due anni, in parte da uno preesistente di quasi 20 anni.
Spostandosi un poco più a Nord, si trova un’altra Riserva Naturale Regionale, quella denominata Ripari di Giobbe, 35 ettari sulla costa ortonese. Qui Fantini vanta un altro vigneto, due ettari e mezzo che sembrano tuffarsi in mare, coltivati a Pecorino.
E poi c'è la Tenuta Cantalupo: il mare è più lontano, ma giusto una decina di chilometri. Siamo a Notaresco e qui, nel cuore del Montepulciano d’Abruzzo Colline Terramare Docg, Fantini Group possiede 10 ettari di vigneto che hanno oltre 35 anni, tutti a spalliera. Caratterizzati da basse rese, rientrano nel progetto Fantini-Qualità e vengono utilizzati sia per produrre OPI, un bio ovviamente 100% Montepulciano d’Abruzzo Colline Terramare Docg, che la nuova ammiraglia Three Dreamers, la visione enologica dei "tre sognatori" che hanno creato Fantini: un rosso da uve biologiche appassite, «in pratica abbiamo mutuato la tecnica produttiva dell’Amarone», ci spiega Valentino Sciotti, fondatore Fantini Group.
In tutti e tre i casi si tratta di aree dalle condizioni pedoclimatiche eccezionali. Un trionfo della natura che Fantini ha scelto di coltivare esclusivamente in biologico: niente chimica, solo rame e zolfo e in misura pure assai contenuta. La prima vendemmia si è tenuta nel 2022.
Punta Aderci, Ripari di Giobbe e Cantalupo sono i fiori all’occhiello di un approccio che per Fantini è sempre più orientato nel segno della sostenibilità ambientale. Già oggi l’azienda presenta un proprio preciso report annuale sulla sostenibilità e vanta la certificazione di sostenibilità Equalitas, che valuta secondo rigorosi parametri la filiera vitivinicola. Inoltre Fantini redigerà un vero e proprio Bilancio di sostenibilità nel 2023.
Non è tutto. «Stiamo procedendo all'installazione, in tutte le aree dove lavoriamo più intensamente, di una serie di centraline di rilevamento meteo» narra Valentino Sciotti. Questi dispositivi forniscono a Fantini una massa di dati - dall'umidità sulla foglia a quella del terreno, e così via - in grado di aiutare i contadini a gestire i vigneti, minimizzando il ricorso ai trattamenti anche là dove si applichi un modello di viticoltura tradizionale, non bio.
E ancora. È stato già approvato un piano specifico che porterà presto lo stabilimento d'imbottigliamento Fantini, a Ortona, a essere convertito all’energia pulita e rinnovabile, «diventerà autonomo al 70% grazie alla realizzazione di un grande impianto fotovoltaico» sul tetto.
In conclusione, Valentino Sciotti cita un elemento di sostenibilità - ambientale e umana - più generale e profondo: «Credo che sia importante sottolineare iI fatto stesso che Fantini non vada ad acquistare vigneti qua e là, poi facendoli lavorare da manodopera esterna ormai in gran parte extracomunitaria. Il nostro modello è diverso: stipuliamo accordi con i piccoli contadini, proprietari dei vari appezzamenti spesso da generazioni. Rimangono padroni della propria terra, che coltivano per noi con amore e dedizione, come nessun altro farebbe, e conoscendone ogni zolla. Così rilanciamo la cultura vitivinicola di una comunità senza espropriarla della tradizione, delle radici, dell'identità», e questo perlopiù in aree marginali e in difficoltà nel dialogo coi tempi contemporanei, dalla Valle del Belice alla Basilicata. Fantini Group diventa così motore di un nuovo sviluppo locale, sociale ed economico, «penso che il messaggio più bello sia questo: fare imprenditoria in modo diverso. Non cresce solo l'azienda, ma anche tutto il territorio.»
Comments