Lo scrittore bolognese ci ha lasciato pochi giorni fa. Il nostro ricordo con un bicchiere di sangiovese in mano.
Valerio Evangelisti ci ha lasciato qualche giorno fa. Non conosciamo l’uomo, leggiamo oggi sul web di una sua passione per il vino che ce lo rende ancor più vicino e simpatico, a dispetto dell’immagine severa sulla quarta di copertina dei suoi libri.
Romanzi numerosi, per chi scrive qui, una costante da più di vent’anni, condivisa con molti appassionati. “Hai letto l’ultimo di Evangelisti?” la domanda periodica a testimoniarne la produttività. Cicli più che semplici romanzi. Il primo e il più longevo, quello di Eymerich, il terribile inquisitore catalano, che gli valse la fama internazionale. Combattente della fede le cui gesta attraversano i secoli tra passati ricostruiti meticolosamente e futuri foschi sempre collegati da possibili teorie scientifiche. Piani paralleli che si incontrano attraverso incredibili rapporti di causa-effetto. Nel mezzo il tempo.
Moltissimi gli altri cicli. Gli ultimi, quelli “rivoluzionari” del Sole dell’Avvenire, che racconta dal basso la genesi del socialismo italiano, e di quello che ipotizziamo potrebbe chiamarsi “risorgimentale”, che attraversa i moti patriottici italiani. Libri imperdibili per gli appassionati di storia, per chi è cresciuto in Emilia-Romagna vere e proprie epopee che ricostruiscono le radici di un territorio e ne fotografano fedelmente i tessuti sociali.
Religiosi, nobili, rivoluzionari, patrioti, complottisti, carbonari, mazziniani, socialisti corroborano le loro lotte e cospirazioni nelle osterie davanti a cibi medioevali in un caso e a tagliatelle fumanti o passatelli in brodo nell’altro, sempre rigorosamente innaffiati da vini rossi. "Corpo e sangue", alimento quotidiano che bagna e attraversa il tempo, vino incontrato durante i viaggi dell’inquisitore o, nel caso dei rivoluzionari, caraffe di robusto sangiovese romagnolo.
Mondi possibili e storie minori ricostruite. Fantascienza e storia. Impegno politico e controcultura. Da un romanziere, intellettuale, scrittore prolifico dallo sguardo profondo e la penna leggera.
Il mondo ha perso un grande narratore di storie, future e passate.
Un brindisi, con un bicchiere di sangiovese romagnolo schietto, rileggendo una delle conclusioni più belle di sempre a un romanzo, Nella notte ci guidano le stelle, che oggi sembra quasi un commiato.
“Questo è veramente l’ultimo volume de Il Sole dell’Avvenire. Va considerato, nelle sue tre parti, un unico romanzo. Non ci saranno seguiti che arrivino al presente, come alcuni mi chiedono. La cupezza ha un limite e io, malgrado la foto della quarta di copertina, sono di indole allegra.”
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